La guerra infinita di Captain America

KZQpZ8cAZnwÈ facile distinguere i buoni e i cattivi, quando si tratta di fumetti: «I cattivi sono quelli che ti sparano addosso», urla Steven Rogers, alias Captain America, mentre si prepara alla battaglia, l’ennesima della sua vita da eroe dalla doppia vita. Più complesso districarsi quando si tratta di leggende autentiche: tornato in gioco dopo esser stato scongelato “Cap” deve cercare di rimettere insieme i pezzi prima di ricominciare a servire la patria. Lui, l’eroe americano per eccellenza, si è perso nel frattempo i Nirvana e la serie di Star wars e ha solo aggiornato il costume per restare al passo con i tempi; il resto è rimasto più o meno lo stesso: le missioni, i nemici, i colpi da respingere con lo scudo. Tutto più o meno lo stesso, ma solo in apparenza.

Tra le caratteristiche principali della Marvel, agli appassionanti non c’è bisogno di ricordarlo, c’è da sempre la complessità dei profili psicologici dei personaggi. Una peculiarità che anche al cinema la casa di fumetti ha cercato di veder rispettata nei film fino ad oggi ispirati ai suoi albi. Captain America, che tra gli eroi della scuderia era forse il più lineare e per certi versi “semplice”, in questo nuovo episodio (The winter soldier) non sfugge alla regola e si troverà ad affrontare un percorso personale che riserverà più di una sorpresa e che costituisce il cuore della vicenda raccontata.

L’azione quella invece si svolge in un contesto assai più schematico, in cui è la lotta tra bene e male a tener banco, anche se gli elementi tendono per una volta a “mescolarsi”, depistando gli spettatori. In questo universo la guerra (fredda o calda) non è mai finita, la minaccia del nemico non si è mai esaurita e i protagonisti delle storie devono fare i conti con «un mondo che è diverso da quello che vorrebbero che fosse». Captain America era nato sui campi di battaglia della Seconda guerra mondiale e riportato ai nostri giorni deve rispondere sempre e soltanto a quella semplice domanda: come distinguere i buoni dai cattivi? Ora certo si ritrova in un contesto più complesso da decifrare, con i pericoli peggiori che possono avere un volto conosciuto, ma la missione non cambia.

Fino a quando non si è costretti a guardarsi allo specchio: Steven Rogers porta sulle spalle il peso dell’eroe, del superuomo che ha salvato il mondo; si aggira nel museo che gli hanno dedicato e ripercorre la sua storia. Torna al passato e alle origini, e con lui il film che è destinato a non scontentare i fan della Marvel, che qui ritrovano i punti di riferimento necessari (non è indispensabile conoscere tutta l’epopea del “Cap” per appassionarsi, ma certo aiuta…Gli spettatori meno fedeli della serie faranno un po’ di fatica in più per entrare nella storia). Anche se i passi in avanti non mancano: «Siamo entrambi fuori tempo» gracchia a un certo punto una voce da un computer che ha una grafica dei tempi del Commodore 64 e che alimenta i dubbi nella mente e nel cuore dell’eroe…

Tra spie, citazioni e salti nel passato The winter soldier diventa così un film più complesso sull’identità. Senza perdere le caratteristiche di “intrattenimento” puro, rispettando i codici degli eroi Marvel, stratifica i contenuti e posiziona a livelli diversi i temi da approfondire. E mentre, ovvio, tutto intorno basi aeree esplodono, avversari muscolosi si fronteggiano, in un rumore assordante di ferro e di fuoco, gli sceneggiatori seminano rimandi al Datagate e al controllo delle informazioni e dei segreti di stato. Attualizzano insomma la storia, facendole fare un salto avanti nel presente e poi verso il futuro. Fino a “spoilerare”, dopo i titoli di coda quale sarà la nuova avventura, con nemici nuovi e vecchi già pronti a dare (ancora) battaglia.

PRIMA VISIONE È facile distinguere i buoni e i cattivi, quando si tratta di fumetti: «I cattivi sono quelli che ti sparano addosso», urla Steven Rogers, alias Capitan America, mentre si prepara alla battaglia...

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