La favola di Bisio presidente per caso

A un certo punto Bisio-presidente sbotta e quasi minaccia: «Questa volta facciamo davvero pulizia». Ma è un’invettiva bonaria, un’illusione più che un sogno quello di Peppino Garibaldi, capo dello Stato “per caso” nel film di Riccardo Milani Benvenuto Presidente. Non che non ci creda nemmeno lui nel dirlo ma perché, in fondo, non siamo qui per questo: non siamo davanti allo schermo per fare la rivoluzione o per un ripasso di “cinema civile” bensì per sorridere e svagarci (magari in maniera un po’ amara) guardando una rappresentazione verosimile del Paese, il nostro, in cui arriva a sedere sullo scranno più alto dello Stato un uomo qualunque, un bonario bibliotecario con la passione per la pesca di fiume trasformato in presidente della Repubblica un po’ dal destino e un po’ dalla dabbenaggine di un Parlamento composto da macchiette. Vi ricorda qualcosa?

Come è potuto accadere è presto riassunto: in una legislatura in cui i poli dell’emiciclo si scornano su ogni questione a un certo punto si arriva a un’elezione del Capo dello Stato che, per beffa, fa convergere i voti su Giuseppe Garibaldi. Ovviamente non l’eroe dei Due Mondi ma il suo omonimo che vive sui bricchi silenziosi e che giocoforza verrà portato al Quirinale.

Questo lo spunto e l’ordito del film di Milani, arrivato anche con un certo tempismo sugli schermi, nel momento in cui il Paese, quello vero, si trova senza una guida e con movimento politico che proprio la vecchia classe politicante vorrebbe spazzare via. Quella stessa messa in mostra e in ridicolo dal film che, va detto, non ha pretese di “denuncia”, ma piuttosto si mantiene sul tono della farsa e presto la butta sul ridere, occhieggiando però con insistenza alla realtà.

Ecco allora stoccate condivise e strappa-applausi sull’imu «anche ai monsignori», le proposte di legge finite in cantina come quelle famose portate da Grillo ai tempi di Prodi e poi ancora la macchina del fango (con giornali e giornalisti ugualmente asserviti) e la caccia agli scheletri nell’armadio. Le leggi che non si capiscono per il linguaggio da tecnocrati con cui si deve confrontare il Presidente “non professionista” e le trame dei poteri forti, chiamati proprio così: «poteri forti». Per finire (o iniziare) con i tre politici “mostruosi”, rappresentanti le tre aree tradizionali di centro sinistra e destra, che si dividono ignoranza e nefandezze in parti uguali.

Democrazia «è forma e contenuto» dice a un certo punto il capo della Segreteria di Stato, ovviamente vecchio e grigio proprio come l’effetto che deve fare la frase che ha appena pronunciato (anche se è affiancato da un vice che in realtà è giovane e bella che servirà nella seconda parte del film quando la storia si concentra più sulla svolta sentimentale). Segnali di attualità insomma, diluiti in una farsa che però non graffia, proprio perché in effetti non vuol farlo, non desidera creare inquietudine ma piuttosto riconciliare, anche con la figura di un Presidente improvvisato che alla fine proclamerà da solo l’inadeguatezza della sua figura per un compito così alto. Smontando con un rigurgito di buonsenso la favola dell’uomo comune che arriva al vertice del potere, come un novello Chance Giardiniere (senza Peter Seller…) Schematico all’eccesso Benvenuto Presidente diverte quando Bisio ha più briglia sciolta, assai meno quando cerca per forza un contatto con l’attualità che risulta posticcio e fin troppo moralista. Dovevano, regista e sceneggiatori, avere il coraggio d’essere davvero urticanti magari puntando su una chiave grottesca che avrebbe dato più spunti di lettura. Inevitabile diventa quindi il finale all’insegna del buonsenso, dove si invoca la necessità di politici preparati e in grado di svolgere il «lavoro» in maniera onesta e competente. Ma anche questa semplice verità, a questo punto, suona come un rassegnato luogo comune.

PRIMA VISIONE - A un certo punto Bisio-presidente sbotta e quasi minaccia: «Questa volta facciamo davvero pulizia». Ma è un’invettiva bonaria, un’illusione più che un sogno quello di Peppino Garibaldi, capo dello Stato “per caso” nel film di Riccardo Milani...

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