La carriera del lodigiano Raffaele Pe

Il lodigiano Raffaele Pe è oggi uno dei controtenori più richiesti in Europa. «Nascere e vivere in provincia può essere una risorsa molto importante»

Entri a 6 anni nella cappella della Cattedrale di Lodi e a 28 ti ritrovi uno dei controtenori più richiesti in Europa. Magari perfezionandoti a Londra e debuttando con sir John Eliot Gardiner alla Royal Albert Hall. È il percorso di Raffaele Pe, giovane talento lodigiano della musica antica, abituato a cantare con direttori come Paul McCreesh, Nicholas McGegan e Claudio Cavina. Il suo primo disco solista, Bella dama, è stato apprezzato a livello internazionale. Il secondo, La lira di Orfeo (Resonus Classic, come il primo) è un tributo alla figura di Gualberto Magli, stella del barocco e primo interprete della “favola in musica” di Monteverdi: «Magli è un archetipo – spiega Pe - il primo vero cantante castrato di fama, apprezzato attore e virtuoso dell’arpa. Una figura di grande cultura, al punto che il granduca di Toscana lo impiegava in missioni politiche. Abbiamo cercato e studiato i carteggi. Il disco è una mappa geografica e storica che cerca di ridare un volto a Gualberto Magli». Ma lo scopo di Raffaele Pe non è semplicemente ricostruire una figura del passato: «La mia idea è quella di una ricerca antropologica: il lavoro sulle fonti non è solo la partitura ma anche il contesto. Indago un luogo e un tempo precisi, anche piccoli ma estremamente definiti, e su quelli misuro la distanza con l’oggi. La filologia quindi non come fine ma come strumento per capire il presente».

La lira di Orfeo, però, da un “semplice” disco sta diventando un progetto più ampio. Che il 24 settembre arriverà alla Philarmonie di Berlino: «Alla radio tedesca cercavano giovani italiani sotto i 30 anni che si occupassero del Seicento e del primo recitar cantando, gli albori dell’opera. E hanno trovato me. Con Chiara Granata all’arpa doppia, con cui condivido questa avventura, stiamo lavorando a un laboratorio aperto con l’obiettivo di ridare volto alla musica antica con una prospettiva contemporanea. Un’operazione di rendering alla Berio». A Berlino l’organico sarà più ampio rispetto all’arpa e la tiorba del disco: «Ho invitato altri cantanti. Gualberto potrà essere una e cinque voci o un’arpa soltanto. Questo perché lui non solo era poliedrico: era un artista e basta». Le prove del concerto saranno ospitate a Lodi, a settembre, con il patrocinio del Comune: «Sono felice che la mia città abbia intuito il valore di questo progetto. Qualcuno potrebbe dire che è cultura elitaria. No, sono le nostre radici, dobbiamo esplorarle e conoscerle. Ai tempi di Magli la musica faceva girare la cassa armonica del mondo. La mancanza di consapevolezza fa sì che oggi la musica sia in fondo all’agenda. Eppure dovrebbero essere musicali i rapporti nella società, nella politica o nel mondo della finanza».

Intanto il 12 aprile Raffaele canterà a Londra per il London Händel Festival e il 16 sarà in San Marco a Milano nella Passione secondo Giovanni di Bach con Simone Toni e l’orchestra Silete Venti!, mentre tra gli impegni futuri c’è L’incoronazione di Poppea di Monteverdi in Giappone con La Venexiana in Giappone e al britteniano festival di Aldeburgh con Richard Egarr. «Gardiner per far capire cos’è la musica italiana descrive la cattedrale di Pisa: monumentalità, eleganza, luce, contesto. Certa musica non può che nascere in un certo paesaggio. Noi siamo fortunati perché ci nasciamo dentro. Dobbiamo esserne consapevoli. Nascere e vivere in provincia può essere una risorsa. Una roggia lodigiana ha più storia di un grattacielo a Washington».

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