La Cappella Musicale emoziona la Cattedrale

Nel tradizionale concerto pre-natalizio la formazione guidata da don Panzetti si è confermata una realtà di eccellenza

L’8 dicembre scorso abbiamo speso ottime parole - non senza un pizzico di “sana invidia”- sulla qualità del coro dell’orchestra del Collegium Vocale di Crema, i quali si sono esibiti per l’annuale concerto dell’Immacolata presso la chiesa San Francesco di Lodi. Ma anche Lodi – è doveroso dirlo - fortunatamente ha le sue eccellenze musicali: tra queste, la Cappella Musicale della Cattedrale, una realtà che raramente “esce allo scoperto” – di solito è attiva nella liturgia e nella proposta annuale di concerti legati alle celebrazioni – ma quando lo fa, propone esecuzioni di gran valore per la città di Lodi.

La compagine guidata dal maestro don Piero Panzetti si è esibita lo scorso venerdì nel consueto concerto di Natale tenutosi nel Duomo di Lodi. Una tra le figure più eminenti della religiosità musicale di Lodi, don Piero Panzetti - ecclesiastico dedito alla musica, soprattutto quando questa si pone al servizio della sacralità - ha guidato con estremo rigore e leggiadria i cantori del coro della Cappella Musicale della Cattedrale, accompagnati dai flautisti Mario Lacchini e Andrea Bignamini, dalla violoncellista Caterina May e dall’organista Michelangelo Lapolla, proponendo un concerto natalizio orientato su di un programma assolutamente originale e ricercato.

Un momento dell’esibizione in Cattedrale della Cappella Musicale

Alle 21 la cittadinanza con le sue autorità civili e religiose, in primis il vescovo di Lodi monsignor Maurizio Malvestiti, ha potuto assistere a un evento musicale che ha saputo incantare il numeroso pubblico presente in Duomo. Conquistato dalle note di Akathistos, l’inno alla madre di Dio – il più antico della chiesa bizantina – musicato e armonizzato dal compositore salesiano don Luigi Lasagna e dell’oratorio In nativitatem domini canticum scritto da uno dei massimi compositori del periodo barocco di musica sacra francese: Marc-Antoine Charpentier.

L’inno alla madre di Dio constava di 24 strofe (stanze) con le dispari che presentavano fatti storici della Sacra Scrittura mentre quelle pari erano una riflessione teologica su di essi; la struttura musicale – molto semplice – era composta su di un unica configurazione ripetuta per ogni stanza di numero dispari con l’alternarsi nella preghiera cantata, dopo la lettura introduttiva, del cantore solista e poi del coro. Per quanto riguardava le strofe pari, il coro si limitava alla chiusura finale con l’acclamazione giubilante dell’alleluia.

Rara è la possibilità di poter ascoltare l’oratorio di Charpentier, una delicatissima composizione scritta nel 1690 che, con la sua lunga e lenta scala cromatica discendente introduttiva, ha trasposto immediatamente nel clima sommesso delle celebrazioni natalizie, un’attesa che sfocia nel coro invocante Rorate coeli che chiude la prima parte. L’intermezzo strumentale La nuit si è rivelato sorprendentemente ricco di mistero e bellezza con espedienti atti a rappresentare il buio della notte; un momento contemplativo che - una volta terminato - ha lasciato spazio al tempo della gioia, nel quale si sono innalzati i cori festanti fino alla solenne conclusione di Exultemus, jubilemus.

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