La Biennale “incorona” Frosio

Non è retorica pensare al Museo Folligeniali di Lodi come a una “sezione staccata” della Biennale di Venezia. La poetica e gli insegnamenti di Angelo Frosio, deus ex machina di questa splendida e unica avanguardia, rivivono infatti in molte delle opere presenti negli spazi monumentali dell’Arsenale. È sufficiente guardare le tele con in chiodi di Jannis Kounellis, “provocazioni” che tanto ricordano quelle che l’artista lodigiano proponeva oltre trent’anni fa; oppure l’allestimento della cinese Song Dong, quasi un tuffo nella memoria per chi ha vissuto la nascita della Scuola Bergognone, all’epoca arredata con mobili raccolti nelle discariche. E, ancora, il polittico ligneo degli Immortali che ritrae i volti di 558 guerrieri scelti dal re Serse per la battaglia delle Termopili, i cui tratti e colori denotano una sensibilità artistica comune con quella dei Folligeniali.

Segni, questi, insieme a molti altri, che legittimano in modo assoluto la presenza di Frosio al Padiglione Italia della Biennale quale portatore del “genio italiano all’estero”, come da definizione del direttore della kermesse Vittorio Sgarbi. L’opera dell’artista lodigiano, scelto dagli Istituti di cultura del Baltico, è condensata in un video proiettato in rotazione continua su una grande parete formata da altri filmati dedicati ai migliori esponenti dell’arte italiana nel mondo, il tutto accompagnato dalla musica firmata dal genio di Ennio Morricone. Frammenti di immagini che raccontano di un uomo capace di creare opere d’arte partendo dalle sue radici contadine e che sintetizzano al meglio i concetti che “l’arte è di tutti” e che “l’arte è amare”, i capisaldi che hanno portato alla fondazione della Scuola Bergognone e poi all’avanguardia dei Folligeniali. E proprio i Folligeniali, questo gruppo eterogeneo ma compatto di artisti, sono stati i grandi protagonisti dell’happening ospitato sabato mattina nella sala dell’Arsenale. Alcuni di loro si sono emozionati nel vedersi ritratti nel video, all’interno della più importante esposizione al mondo dedicata all’arte contemporanea, ma hanno voluto lasciare ai visitatori anche un segno concreto del loro passaggio veneziano. Perché “l’arte sono gli artisti” e attraverso gesti simbolici hanno stupito i presenti, donando chicchi di mais staccati a una pannocchia («Perchè questo è l’unico grano che possiede un artista») e distribuendo la Preghiera dell’artista, scritta da Frosio nel 1964. Un vanto anche per la città di Lodi, richiamata a chiare lettere dalle magliette-opere d’arte indossate dai ragazzi, accompagnati a Venezia da tanti giovani volontari che credono nel loro talento e da chi quotidianamente li segue nel loro percorso umano e artistico, come Monia Suzzani, Ursula Riccardi, Alessia Lo Bue e Matteo Vecellio. Nella comitiva partita di buon’ora in pullman, oltre 60 persone, anche alcuni allievi della Bergognone di trent’anni fa, ora artisti affermati quali Gianmario Rosson, Natale Bignami, Cristina Cremascoli e Giorgio Giavazzi, tutti concordi nell’affermare che «l’arte internazionale segue gli insegnamenti di Frosio» e che a Venezia si è vissuto di nuovo lo stesso entusiasmo che ha segnato la nascita della scuola, oggi finalmente e giustamente consacrata a realtà mondiale.

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