La battaglia della Innse: l’Italia vista

dalla fabbrica

Martedì 30 sarà proiettato per la prima volta

a Lodi (al cinema Fanfulla) il documentario che

vede tra i protagonisti il lodigiano Massimo Merlo

Dell’arte della guerra

Film e dibattito

Martedì 30 giugno, ore 21, Cinema Fanfulla, viale Pavia a Lodi (3 euro)

Estate 2009: quattro operai salgono su un carroponte a 20 metri d’altezza all’interno del capannone della Innse, la storica Innocenti di via Rubattino, l’ultima fabbrica ancora attiva all’interno del Comune di Milano. Vogliono fermare lo smantellamento dei macchinari e impedire la chiusura della fabbrica. Il capannone viene circondato da centinaia di poliziotti e in poche ore arrivano sostenitori da tutta Italia. I quattro operai resteranno per sette notti e otto giorni con più di 40 gradi sospesi in uno spazio di pochissimi metri quadri. E alla fine, dopo un percorso durato 18 mesi, ottengono ciò che vogliono, attraverso regole, strategie precise e un esercito organizzato, proprio come si trattasse di una guerra.

Dell’arte della guerra si intitola non a caso del film documentario di Luca Bellino e Silvia Luzi che racconta questa storia, che narra non solo questa lotta, ma indaga anche nelle pieghe della crisi economica, tra il potere, i rapporti di forza nelle fabbriche. Tra i protagonisti della pellicola c’è il lodigiano Massimo Merlo, uno dei quattro operai della Innse (insieme a Vincenzo Acerenza, Fabio Bottaferla, Luigi Esposito) saliti sul carroponte. Merlo non è l’unica “presenza” lodigiana del documentario che, in parte, è stato girato nell’area dell’ex linificio di Lodi. Il film sarà presentato in città, per la prima volta, martedì 30 giugno (alle 21) al Cinema Fanfulla in viale Pavia: si tratta di un evento cinematografico e insieme di un’occasione di confronto con la cittadinanza, le istituzioni e tutti coloro che vorranno immergersi nelle atmosfere post-industriali del film e nel dibattito che seguirà che da oltre tre anni continua ad appassionare anche fuori dai confini lombardi.

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Dell’arte della guerra ha vinto infatti numerosi premi internazionali: dal Pacifico, all’America Latina, dall’Europa agli Stati Uniti al Sud Africa, le sale cinematografiche, le università, i musei e i festival continuano a proiettare il film che la Federazione dei Critici cinematografici d’Europa e del Mediterraneo ha consacrato miglior documentario europeo, e che l’Associazione della Stampa Estera ha inserito nella cinquina dei Globi D’Oro. «Negli ultimi anni diverse fabbriche lodigiane hanno chiuso i battenti o sono state ridimensionate - spiega la giornalista Cristina Vercellone, organizzatrice dell’incontro insieme al fotografo Paolo Ribolini con il sostegno del Comitato esodati di Lodi -. Il film, un “manuale di lotta operaia”, parte della vicenda delle Innse per trattare le problematiche del mondo del lavoro a tutto tondo». Tra i protagonisti della pellicola c’è Massimo Merlo, presente ieri alla presentazione al cinema Fanfulla con il gestore Riccardo Laurelli: «La nostra non è stata una lotta sindacale ma una lotta operaia. Inizialmente non volevamo fare il film, ma poi i registi ci hanno convinto perché in questo modo sarebbe rimasta una traccia della nostra storia. La nostra protesta non voleva attirare l’attenzione dei media, è venuta di conseguenza».

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