La “bacchetta” di Igor Merlini sulle musiche di “mamma Rai”

Musicista, direttore d’orchestra, compositore, arrangiatore: la musica è sempre stato l’habitat naturale di Igor Merlini, conosciuto artista lodigiano che da dieci anni è al servizio di “mamma Rai” come consulente e regista musicale. Un lavoro affascinante e fondamentale, quello di Merlini, nell’economia di un programma televisivo, ma di cui, all’esterno, non si conosce molto. Proviamo a fare un po’ di chiarezza: in cosa consiste questo “mestiere”? «La figura del consulente musicale è nata agli albori della televisione e ha un illustre padre, il maestro Luciano Chailly, celebre compositore italiano che prestò servizio in Rai dal 1951 al 1967. L’operatività sul campo consiste nello scegliere le musiche più adeguate all’interno delle produzioni televisive, dalle rubriche culturali dei tg agli show in prima serata. Il consulente musicale affianca il regista e consiglia gli stacchi e le inquadrature da effettuare in relazione alla performance musicale live. È presente poi in fase di montaggio della trasmissione o in fase di editing audio/video per garantire una qualità migliore del prodotto destinato alla messa in onda. Il mio ultimo lavoro in fase post-produttiva, partitura alla mano, ha riguardato l’opera del maestro Nicola Piovani, La vita nuova, andata in onda recentemente su Rai 5 in prima visione». Sei nato in una famiglia di musicisti e hai alle spalle una formazione classica: come sei arrivato in Rai?«Dopo oltre 20 anni di professionismo sul campo, dopo centinaia concerti in tutta Europa e incisioni discografiche, di esperienze da direttore d’orchestra, da arrangiatore e quant’altro, gli impegni artistici sempre pressanti mi hanno portato a considerare l’eventualità di una professione sempre nell’ambito della musica, ma che mi garantisse maggior tranquillità, minori spostamenti e anche nuovi stimoli. È bastato l’invio di un curriculum, una selezione ufficiale e un lunghissimo colloquio in viale Mazzini a Roma per approdare in Rai 10 anni or sono».Immagino tu debba spaziare tra diversi generi musicali nell’ambito del tuo lavoro: che rapporto hai con la musica cosiddetta “leggera”?«Non ho mai considerato diversa la musica “leggera” da quella “colta”, non mi sono mai posto un problema di carattere estetico o formale, culturale o filosofico. Ho sempre ascoltato di tutto, a volte con malcelata sofferenza, la maggiore parte delle volte con sorpresa, emozione e stupore davanti a una nuova scoperta. Sono allergico alle definizioni spazio-temporali: barocco, tardo romanticismo, avanguardia musicale sono termini che rassicurano l’ascoltatore medio, ma allo stesso tempo lo limitano».Per quali programmi televisivi hai lavorato?«L’elenco sarebbe lunghissimo. Qualche titolo: due edizioni di Che tempo che fa, Il Musichione con Elio e le Storie Tese, Detto fatto, Delitti rock con Massimo Ghini, Quelli che il calcio».Con quali artisti ti sei trovato meglio? Qualche aneddoto? «Ho lavorato con un numero considerevole di musicisti, da Annie Lennox a Sting, da Morgan a Phil Collins, dai Poohi agli Area. Ricordo sempre con piacere i Metallica, ai quali dai del tu, e James Hetfield che fa la fila in mensa come uno qualsiasi, l’immenso Robert Plant (il leader e cantante dei Led Zeppelin, ndr) che arriva con la Fiat Multipla e mi prende in giro perché mi chiamo Igor, le lezioncine di storia della musica in camerino con il professor Flavio Caroli prima della diretta, le chiacchierate con Philippe Daverio, o il tanto vessato Giovanni Allevi che quando mi incontra mi abbraccia». Prossimi impegni lavorativi? «A fine agosto ci sarà il Festival di Castrocaro; poi I sorci verdi, il nuovo programma di J-Ax e naturalmente Quelli che il calcio in diretta su Rai 2».Trovi ancora il tempo di suonare? «Mi manca la voglia, ho poco tempo fuori dal lavoro e cerco di impegnarlo in cose futili. Quando capita compongo musiche da film per amici filmaker o lucido le mie costosissime chitarre elettriche Fender vintage».

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