Intitolata a Maffi una scuola d’arte

Nei prossimi mesi a Tar Vabriga nascerà una scuola internazionale di xilografia che porterà il nome di Ugo Maffi. A dedicare la struttura all’artista lodigiano, scomparso da pochi mesi, sono stati i vertici del comune della Croazia, di cui il pittore era stato nominato cittadino onorario. Un estremo gesto di affetto e stima, di cui Assunta Maffi, vedova dell’artista, è venuta a sapere solo pochi giorni fa, in occasione di una serata commemorativa tenuta a Tar Vabriga (o Torre Abrega). «É stato commovente – racconta, con la semplicità e la dolcezza che la caratterizzano -. Ho davvero capito ascoltando le parole di critici, politici e poeti intervenuti, come mai Ugo si sentisse a casa quando andava in Croazia». Commosso il discorso di Nino Stojnic, presidente del consiglio comunale, che ha ricordato la donazione alla Croazia di Maffi e la visita al presidente della Repubblica Ivo Josipovic. Il poeta Ante Soric, invece, ha messo in luce la lunga collaborazione umana e professionale con Maffi, che li ha portati a presentare le loro opere comuni nelle più grandi città del Paese. Soric ha confermato la stima che importanti uomini e letterati della cultura croata serbano nei confronti dell’amico lodigiano da poco scomparso. Da ultimo si è rivolto al pubblico il pittore Milan Generalic, che ha raccontato aneddoti del suo primo incontro con il pittore. Le parole rivolte alla memoria dell’artista lodigiano non lasciano dubbi su quanto la Croazia lo sentisse vicino. Lo scrittore e poeta Gaetano Bencic ha ricordato la squisita umanità, che rendeva vera l’arte dell’uomo Ugo Maffi: «La nostra giornata è intercalata da fugaci incontri, riunioni, pranzi - ha detto -; spesso ci dimentichiamo con chi parliamo, di cosa parliamo, tanta e troppa e la foga del nostro vivere, che viene a mancare il debito momento dell’ascolta... Ugo dal primo incontro mi insegnò come si riesce, anche senza starci delle ore, ad ascoltare un persona. L’ascolto è la premessa per il dialogo più vero e poetico, quello che smonta la parete della convenzionalità. Ugo Maffi è un Maestro. Non solo maestro delle arti, ma maestro perché sa svelare i momenti autentici dell’esistenza. Lui attento scrutatore, era sempre limpido nel produrre i sui lavori, in lui si sedimentavano esperienze, suggestioni e poi creavano un fluire che si concretizzava dando colore al biancore delle tele e della carta». Un ritratto commovente dell’artista lodigiano, ricordato anche per la sua giovialità, che non nascondeva però i travagli che segnano le tappe della nostra esistenza, le fragilità del nostro quotidiano. Non è un caso, come sottolineato in quella serata, che sul murale ampio nella Comunità Italiana di Torre il pittore abbia scritto: «Tra nuvole e cielo: un segno per l’eternità». «In questa suo pensiero sull’eternità si rivela un secondo suggerimento del maestro Maffi – ha sottolineato Bencic -. Fate, non vi demoralizzi il destino di essere tra cielo e terra, oppressi dalla durata breve di questa esistenza, perché non siamo soli, molti sono i porti, molti sono gli approdi, molti ponti tra i vivi e i morti. Ugo nella sua arte dialogava sovente con i morti, con figure acquietatesi nella profondità delle acque e della terra. Erano incontri che additavano le molteplici strade per l’eternità, che altrimenti la nostra vita è sterile non è eredità per chi verrà dopo di noi».

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