
In tv comanda la cronaca ma non sempre vince l’informazione
TELEKOMMANDO Le liti davanti alle telecamere che nuocciono al dibattito politico
Mediaticamente la settimana è stata contrassegnata ancora una volta dalla cronaca e dagli avvenimenti a loro modo storici che, con gran evidenza e a ragione (l’avvio del processo di pace israelo–palestinese), rendono ancor più “morti” i generi tipici televisivi che s’affannano a rincorrere gli ascolti: Ballando con le stelle vs. Tu sì que vales, Affari tuoi vs. La ruota della fortuna, così via. Insomma, mi piace adottare una terminologia cara al cinema americano. D’altronde, serie e format vari discendono sempre dal grande originario ceppo televisivo nordamericano. Tutto ciò fa sembrare ancor più piccolo – lo dicono e scrivono molti osservatori più vigili del sottoscritto – il nostro Paese che resta perennemente diviso su questioni che poco hanno a che fare con ciò che succede nel mondo. Lo si è visto nelle reazioni scomposte di alcuni personaggi saliti di recente alla ribalta, proprio per quei fatti che accadono fuori dal nostro bel recinto nazionale, peraltro accadute in una rete come La7 di solito misurata, anche nella sua partigiana linea editoriale. Tale piccineria non fa che nuocere al cosiddetto dibattito politico. Il gruppettismo è una malattia facilmente trasmissibile in un campo come nell’altro e a farne le spese è quasi sempre l’informazione. Forse, qualcuno direbbe che ce n’è anche troppa. Qui ci sta bene una citazione dal profeta (ovviamente inascoltato) della società dello spettacolo che aveva preconizzato, ante-internet, l’avvento di un’informazione talmente intensificata, Debord usa proprio “intensificata”, che avrebbe stordito l’intera opinione pubblica. A farci caso non sta accadendo proprio davanti i nostri occhi, comodamente seduti sui divani di casa, mentre questa va incendiandosi?
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