In “Niente visa” il messaggio senza confini di “Ibou” Mbaye. Guarda il video

L’album d’esordio del 23enne di Zelo: «Racconto una realtà che fa paura»

Ha 23 anni e nelle sue vene, da sempre, scorre la passione per la musica. Il suo primo album “Niente visa “ è uscito solo da una settimana sulle piattaforme streaming ed è già sulla bocca dei più, di coloro che sanno apprezzare. Lui è Ibrahim Mbaye, (per gli amici Ibou) in arte Blackout 107 e ha fatto di un sogno realtà. Ha saputo tramutare i dolori e i traumi passati in vie per ripartire, in nuovi percorsi colmi di vita.

L’opera ha preso forma al Flamyng Studio di Mulazzano, insieme a Donny Dark, che ha seguito il cantante canzone dopo canzone. Un percorso lungo due anni, ma alla fine Ibou è riuscito a portare a compimento uno dei suoi tanti obiettivi.

Passato, presente e futuro sono i temi cardine del disco, i tre grandi filoni narrativi sui quali suonano le canzoni. Ma non solo, c’è anche il racconto di un razzismo vivo, più che mai, nel pregiudizio e nella fitta rete del disprezzo.

È un insieme di possibilità e di emozioni, un dialogo con l’anima e l’assito, con l’energia che ci fa sentire vivi. Ibrahim, con la sua vocalità, rotta dall’emozione, delicata, tratteggia attimi di vita fondamentali.

Lo dice lui stesso: «Io parlo di ciò che accade quotidianamente nella nostra società, della realtà che molto spesso fa paura. Racconto delle voci che ho sentito forti dall’altra parte del mare - dice - siamo esseri umani, tutti sulla stessa barca, nel mio piccolo cerco di cambiare le cose, di far sì che nessuno debba più morire in mezzo al mare. Lo faccio con la musica e anche come attivista in un’associazione: Africa one, insieme a due amici: Ibrahim e James».

Quando si ascoltano i brani di “Niente visa” si sente forte vibrare la passione di Ibou per l’umanità, la sua generosità e l’amicizia che condivide. Vi sono sentimenti che dialogano reciprocamente, si legano, raccolgono frammenti di bellezza.

«”Niente visa” è il brano che dà il titolo al disco, ed è quello che mi rappresenta di più. Racchiude tutte le sinfonie presenti nell’album, è un unicum narrativo, una vera e propria chiave di lettura dell’intero contenuto - racconta -; sono grato a tutte le persone che mi vogliono bene, che mi sostengono, a loro è dedicato questo lavoro. In particolare a Giulia, la mia fidanzata e a King Kalash, protagonista della canzone in questione, insieme a me». C’è la voce dell’Italia, ma anche del Senegal, delle radici che Ibrahim trascrive continuamente nei suoi versi.

Una musica sulla scia di Fabrizio De André, un racconto per chi vuole ascoltare, per chi ha tempo da dedicare al lavoro di una persona che ha il cuore che trabocca d’amore.

Ibrahim Mbaye è un filosofo, un saggio paroliere, un cantautore in grado di trovare la bellezza, negli angoli bui dell’esistere e di ricercare quella speranza che ci perseguita da sempre: essere felici.

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