In mostra 150 anni di arte lodigiana

L’arte s’è desta 1861-2011: 150 anni di pittura a Lodi è pronta al varo, allo spazio Bipielle Arte. Il velo sulla mostra si è alzato ieri, alla presenza del curatore Mario Quadraroli e dell’assessore comunale Andrea Ferrari, che ha plaudito all’iniziativa «che chiude un programma iniziato con l’esposizione sull’arte lodigiana fra ’800 e ’900, coinvolgendo i migliori giovani del territorio».

Ma nei 150 anni dall’unità d’Italia fin dove l’arte locale si è davvero manifestata “desta”? C’è un metro sicuro per valutare questo risveglio? Uno è senz’altro quello storico comparativo, che mette a confronto le esperienze locali del periodo a quanto si è sviluppato in Italia, dando carattere alla storia della pittura dal punto di vista dei contenuti ideali, politici, figurativi e non figurativi, comunicazionali eccetera. Più che un metodo in grado di fornire una mappa degli orientamenti, in grado di agevolare la lettura o di una storia che privilegia l’osservazione delle opere dal punto di vista delle novità, è una scorciatoia. È quella che si è dato il Circolo Delemene, che ha elaborato un progetto con l’intento di portare un contribuire alle celebrazioni unitarie. Si è mossa e come si è mossa negli ultimi 150 anni l’arte a Lodi? C’è stato un suo destarsi e collegarsi alle vicende storiche della storia patria o anche solo dell’arte e della pittura nazionale? Se qualche sentore è possibile cogliere, chi e come l’ha rappresentato? Come si è espressa la pittura dal punto di vista dei contenuti ideali e politici e della comunicazione figurale?

Orbene, se è possibile ricavare da una mostra un sommario convincente ce lo dirà la mostra stessa, una volta aperta. Per il momento si può solo dire che il progetto mette in campo tutta una serie di personalità artistiche che hanno fatto i conti con la pittura locale, alcuni recuperando dal clima generale stimoli e idee, altri, invece, sottratti alle correnti critiche, limitandosi a una imitatio di pratica, soggetti e poesia. La rappresentazione di quanto la pittura e l’arte hanno detto a Lodi nell’arco di centocinquant’anni lo offrirà la rassegna curata da Mario Quadraroli con la collaborazione di Maria Emilia Malsano Moro e Marina Arensi e resa possibile dalla Fondazione della Banca Popolare di Lodi. La mostra destinerà attenzione a personalità di primo piano: Mosè Bianchi, Osvaldo Bignami, Ettore Archinti, Enrico Spelta, Carlo Zaninelli, Giuseppe VaJani, Gianni Malaspina, Igildo Malaspina, Silvio Migliorini, Lucia Antonioli, Giuseppe Vailetti, Angelo Roncoroni, Gianni Vigorelli, Angelo Monico, Gaetano Bonelli, Bassano Bassi, Enzo Vertibile, Mario Ottobelli, Benito Vailetti Natale Vecchietti, ma metterà sotto i riflettori anche autori presenti e non: Felice Vanelli, Luigi Volpi, Ugo Maffi, Alessio Martinato, Paolo Costa, Paolo Marzagalli, Angelo Bosoni, Maria Minelli Mocchi, Gabriella Podini Garbelli.

Il suo nucleo centrale sarà costituito a sua volta da un ampio raggio di esperienze: Flavia Belò, Bruna Weremeenco, Kezia Scagnelli, Ettore Santus, Gino Franchi, Giuliano Mauri Luigi Poletti, Teodoro Cutugno, Giulio Maiorca, Pippo Zeni, Angelo Frosio, Vittorio Vailati, Riccardo Buttaboni, Marcello Chiarenza, Vittorio Corsini,Franchina Tresoldi, Vanda Bruttomesso, Domenico Mangione, Pier Manca, Franco Marchesi, Beppe Cremaschi, Guido Boletti, Loredana De Lorenzi, Ornella Bernazzani, Tonino Negri, Pierpaolo Curti, Elena Amoriello e Mattia Montemezzani, Flavio Carrera, Andrea Mariconti. L’arte s’è desta, si preannuncia come una collettiva ingrandita, da poter disegnare fasi o momenti importanti di un lungo percorso e verificare se non proprio un rapporto con la storia patria, almeno da offrire una rivisitazione dei dati che si sono addensati nella variegata rappresentativa. Il che se toglie significato celebrativo e simbolico alla rassegna, non riduce validità a un excursus di arte e di tensioni poetiche, di personalità, linguaggi e fatture.

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