In duomo il canto di fra Alessandro

Domani alle 21 Lodi ospiterà il francescano

del convento della Porziuncola scoperto da Mike Hedges, produttore degli U2, e diventato celebre

Quando nel 2012 uscì il suo primo disco la notizia fece il giro del mondo: era infatti il primo frate a firmare un contratto con una major, la Universal. Alessandro Brustenghi, francescano del convento della Porziuncola, era stata scoperto da Mike Hedges, storico produttore di U2, Cure, Manic Street Preachers. Da allora “la voce di Assisi” non ha però perso la freschezza e la semplicità, nonostante dischi, concerti e presenze nelle tv di tutto il mondo (i cui proventi sono interamente destinati alle attività caritative dell’Ordine dei Frati Minori). Sarà possibile scoprirla dal vivo domani alle 21, quando frate Alessandro canterà nella cattedrale di Lodi. Ma Maria sotto la croce, questo il titolo dell’evento, sarà una serata speciale, perché frate Brustenghi non eseguirà il repertorio per cui è diventato celebre, dall’Ave Verum di Mozart al Panis Angelicus di Franck, ma le laudi medievali. «Sarà una serata di stampo spirituale – racconta frate Alessandro al “Cittadino” –, una meditazione sulla Passione di Cristo attraverso la presenza della Vergine sul Calvario». Con lui due suoi confratelli: alla chitarra fra’ Davide Boldrini, originario di Cerro al Lambro, e al violino fra’ Marco Savioli.

Fra’ Alessandro oltre a cantare suonerà l’organo portativo: «Lo abbiamo costruito noi, con il materiale che abbiamo trovato in convento. È un strumento povero, dal suono semplice, ma che partecipa allo spirito fraterno del nostro gruppo». Il Trio Laudar vollio è nato infatti «quasi per gioco in occasione di un concerto». Poi le richieste si sono moltiplicate: «Su trenta-quaranta concerti all’anno, quelli con il trio sono solo quattro o cinque. Le richieste sono superiori ma non le possiamo esaudire. Sono concerti speciali, dal sapore diverso, perché sul palco portiamo la condivisione della nostra vita spirituale». I brani arrivano tutti dal Laudario Magliabechiano e dal Laudario di Cortona, tra le principali fonti della lauda medievale. Ma qualcuno potrebbe obiettare che un organico composto da chitarra e violino non è propriamente filologico per una musica di questo tipo: «Lo spirito del concerto è pregare e portare il Vangelo attraverso la musica. Ma a dire il vero le laudi non erano pensate per uno specifico strumento. C’era una linea vocale, che poteva essere accompagnata con gli strumenti di volta in volta a disposizione. Quindi in un certo senso il principio alla base è lo stesso. La cosa importante, infatti, è che funzionano. È la forza di questi brani, nati nella seconda metà del Duecento, ancora intrisi della più fresca spiritualità francescana. Sono canti in lingua volgare, pensati per portare la Parola fuori dai conventi e arrivare al popolo. I frati di Francesco, infatti, predicavano cantando e impiegando tecniche che oggi definiremmo teatrali».

Il loro impatto, a secoli di distanza, non è diminuito:«C’è in queste composizioni uno speciale legame tra testo e musica. La loro fusione ha dato risultati così profondi ed espressivi che sono capaci di commuovere in modo unico. Portano con sé la novità perché sono nuove ogni volta in ogni cuore».

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