In centinaia sotto la tenda di Abramo

Auditorium Bpl gremitissimo sabato sera per lo spettacolo La Tenda di Abramo: platea, gradini e persino posti in piedi occupati da famiglie, gruppi di adolescenti e giovani, parrocchie e tanti bambini che hanno applaudito la rappresentazione curata da Jobel Teatro, appositamente adattata per l’allestimento di Lodi. Tre tende, due piante e due pedane sono diventate via via deserto, reggia del faraone, altare del sacrificio, grazie ad un giovanissimo cast che attraverso l’effetto di luci, danze, percussioni ha saputo mettere in scena la storia del padre di tutti i credenti, e con essa la storia eterna di famiglie che seguono i ritmi della vita, attendono, si spostano, fanno i conti con la sofferenza e con gli affetti, e anche con la chiamata a qualcosa di grande, al rapporto con il divino. Sei gli attori, con Luca Pellino ad impersonare Abramo, Paola Fareri per Sarài, Francesca Di Franco per Agar, mentre Brian Latino, Nick Battisti e Luca Giuliano trasformandosi hanno dato vita alla tribù di Abramo, alla corte egiziana, agli angeli - messaggeri, a Isacco e Ismaele, con scene ironiche che hanno divertito bambini e adulti. Scritto e diretto da Lorenzo Cognatti, lo spettacolo La Tenda di Abramo è stato voluto a Lodi dall’Ufficio Famiglia della diocesi, che alla Bpl aveva coordinato la giornata del Family del maggio 2012, e proprio in questi spazi invita alla Festa Famiglie del prossimo 26 maggio. «Lo scorso anno la condivisione è stata occasione di incontro e collegamento tra la dimensione universale e il territorio, così come è questo spettacolo, nell’Anno della Fede e nella Giornata per la Vita», ha detto il direttore Ufficio famiglie don Antonio Peviani, introducendo la serata che è stata sostenuta dalla Banca Popolare e dall’assicurazione Cattolica. «Abramo è citato nella Bibbia come patriarca e nel Corano come profeta», ha ricordato Gabriele Tozzi, organizzatore di Jobel Teatro. E così, solo sul palcoscenico, Abramo inizialmente fa memoria della discendenza della sua famiglia che ha attraversato i secoli ma termina con lui e la sterile moglie Sarài, mentre la tribù scandisce i ritmi della vita quotidiana fino al momento in cui una voce chiama: «Vattene dalla tua terra, dal paese di tuo padre, verso la terrà che io ti indicherò. Farà di te una grande nazione e ti benedirò. [...] In te si diranno benedette tutte le famiglie della terra». E la vicenda continua nel cammino verso una nuova terra, nel rifiuto del nipote Lot che non consegna i suoi ospiti alla gente di Sodoma. «L’ospite è gradito a Dio», ripetono Abramo e Sara, offrendo dolcetti alla platea. In una commistione di valori eterni: gli angeli in abiti moderni a ricordare che l’annuncio è al tempo presente; Abramo che sta «sulla soglia», pronto; l’amore per entrambi i figli, Ismaele e Isacco «figlio del sorriso». «I miei figli su tre diverse strade potranno essere ancora fratelli, ognuno con la propria storia, perché la diversità è parte della benedizione», è la battuta finale di Abramo, che guarda il popolo ebraico, cristiano e musulmano da lui generati. E in sala (dove è arrivato anche monsignor Merisi) le luci si sono accese sui presenti, mentre la voce di Dio ha concluso: «Tutte queste persone sono la tua discendenza, ma non pensare sia la fine: questo è solo l’inizio».

Raffaella Bianchi

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