Immagini e memoria: le nonne e i figli perduti della dittatura argentina

FOTO ETICA Miguel Santucho ha presentato la mostra aperta allo Spazio teatro alle Vigne a Lodi nel Circuito OFF del Festival

Non è la prima volta che il Festival della fotografia etica si occupa del dramma vissuto in Argentina durante gli anni della cosiddetta Junta, la famigerata dittatura militare guidata da Jorge Rafael Videla, presidente della Repubblica tra il 1976 ed il 1983. In una esposizione del 2017 presso l’ex chiesa dell’Angelo, il fotografo Giancarlo Ceraudo con Destino Final, raccontava, in una inchiesta realizzata in molti anni di lavoro con la giornalista Miriam Lewin, dei cosiddetti “voli della morte”, attuati per eliminare fisicamente, gettandoli ancora vivi nell’Oceano Atlantico da aerei in volo, quelli che erano considerati oppositori politici.

Ora un’altra mostra, questa volta inserita nel circuito OFF del Festival, torna ad occuparsi del drammatico passato del Paese sudamericano. A presentare l’esposizione fotografica intitolata “La lucha de abuelas de Plaza de Mayo”, curata dal reporter Alejandro Reynoso, è stato ieri mattina presso lo Spazio teatro alle Vigne a Lodi, il rappresentante dell’organizzazione Nonne di Plaza de Mayo, Miguel Santucho, che perse sua madre Cristina Navajas, sequestrata dai militari nel 1976, quando era in attesa del terzo figlio, fatta partorire e mai più ritrovata, assieme al bambino che teneva in grembo.

«Il nostro obiettivo, come Abuelas è quello di aprire una finestra sul diritto di donne e uomini di sapere chi sono. I militari si sono appropriati dei figli dei 30.000 desaparecidos, facendoli apparire come propri. Il lavoro delle Nonne di Plaza de Mayo ha permesso di scoprire le vere identità di molti tra gli scomparsi, anche grazie ad una banca dati genetica, una modalità che è stata utilizzata in seguito anche in Spagna per giungere ad identificare le vittime del franchismo».

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