Il Verri preso d’assalto

per sentire la “voce”

dello Stradivari di Fedeli

Se una piuma sfuggita da qualche giaccone si fosse posata per terra nel breve spazio tra una nota e l’altra, tutti l’avrebbero sentita cadere: domenica pomeriggio nessun altro rumore increspava il silenzio dell’aula magna del Verri, niente colpi di tosse, né caramelle scartate, solo la voce straordinaria di un violino unico al mondo, costruito nella bottega di Antonio Stradivari nel 1726. Magistralmente suonato dal maestro Matteo Fedeli, il prezioso strumento (il suo valore si calcola in milioni di euro) è stato il vero

Il maestro Fedeli con lo Stradivari

protagonista del concerto benefico organizzato dalla sezione lodigiana dell’Aism (Associazione italiana sclerosi multipla) con l’obiettivo di raccogliere fondi per la ricerca e il sostegno ai malati e alle loro famiglie. Lodi ha risposto all’appello generosa: pochissimi i posti rimasti vuoti, grande soddisfazione per Alberto Gipponi, vicepresidente Aism Lodi, e per la presidente nazionale Roberta Amadeo, che dopo i ringraziamenti di rito ha confermato al pubblico l’appuntamento del prossimo weekend, quando in tutte le piazze italiane partirà la campagna “La gardenia dell’Aism”. Tornando al concerto, inutile ribadire il fascino esercitato dallo Stradivari sul pubblico riunito in aula: la sua voce limpida, di straordinaria pienezza e agile come quella di un cantore, ha completamente soggiogato gli spettatori, complice anche la bravura del maestro Fedeli, accompagnato al pianoforte da Andrea Carcano. Godibilissimo il repertorio proposto: Sergej Rachmaninoff, il romantico Elgar, Franz Ries, Béla Bartók, Camille Saint-Saëns e la sua Danza macabra, prova evidente della timbrica duttile di questo violino, capace di imitare la voce delle campane, l’approssimarsi dei passi, il canto del gallo e quello del vento fra i rami spogli di un cimitero. Un programma accattivante ma non scontato insomma, definito dai due musicisti solo durante le prove «per scegliere tra i brani del nostro repertorio quelli più adatti all’acustica della sala». Ottima quella dell’aula magna: «I pannelli di legno con cui è rivestita non creano riverberi» dice Matteo Fedeli a microfoni spenti, «la volta arrotonda il suono e lo convoglia in maniera diretta verso l’alto delle gradinate, è come se fosse una seconda cassa acustica». Tuttavia nessuna architettura, per quanto favorevole, riuscirebbe a donare a un violino qualunque la stessa potenza di uno Stradivari: chi domenica ha avuto il privilegio di ascoltarlo ha subito compreso di trovarsi al cospetto di una vera opera d’arte, tanto preziosa da imporre la presenza costante di una guardia del corpo alle calcagna del maestro. Tanta cautela non dipende soltanto dalla necessità di tutelare un bene di grande valore economico: «Ogni Stradivari custodisce un segreto, la voce dei musicisti che l’hanno suonato nel corso del tempo. Non è solo mio il suono che esce dalla sua cassa armonica: scoprirlo ogni volta diverso mi dà sempre una grandissima emozione».

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