Il premio che ha “salvato” il dialetto

Grande festa a Montanaso per la 36esima edizione del De Lemene

È la trentaseiesima volta, dice Tino Gipponi, che gli tocca il ruolo di maestro di cerimonie nell’assegnazione dei premi per il concorso di poesia in dialetto “Francesco De Lemene”, promosso dalla compagnia teatrale “I soliti”: Gipponi fa parte dei padri fondatori del premio, «nato - racconta - da una felice intuizione di Antonio (ma per tutti Cècu) Ferrari, come iniziativa per salvare una lingua che sembrava morta, ma che in realtà si è rivelata quanto mai vitale: tanto che, a partire dal 2000, il concorso ha aperto le porte anche alle altre province della Lombardia e al Canton Ticino, dove si parla un dialetto lombardo». Così domenica pomeriggio, nell’aula consiliare del municipio di Montanaso Lombardo (è lì che la cerimonia viene ospitata, da quando il glorioso teatrino Gioele Losio non c’è più) sono stati consegnati i premi attribuiti dalla giuria del concorso alle migliori tra le poesie partecipanti, che sono state lette dai rispettivi autori. Luca Ferrari, sindaco di Montanaso, ha sottolineato che il premio “De Lemene” «è uno dei più longevi in Italia», e ha auspicato ancora lunga vita per questa manifestazione; augurio ribadito dall’assessore Gianbattista Pera del comune di Lodi, un’altra delle istituzioni che sostengono il concorso. Dopo aver passato in rassegna le poesie segnalate nelle due graduatorie (la sezione in dialetto di Lodi e del territorio, e l’altra, che comprende tutte le province lombarde), sono stati chiamati alla ribalta gli autori delle poesie premiate, che hanno ricevuto riconoscimenti in denaro e le medaglie offerte dagli enti patrocinatori: il primo premio assoluto per la sezione lodigiana è andato a Gustavo Narra di Codogno con la poesia Spegiàs (Specchiarsi): «Una riflessione - così la motivazione del premio - sull’ineluttabile solitudine dei vecchi fuori da ogni retorica». La sezione lombarda è stata vinta da un poeta bergamasco, Albino Zanella con Carta elina (Carta velina), un dialogo di straziante intensità tra una madre e il figlio drogato, che vorrebbe spiccare il volo verso di lei, ma sente che le sue ali sono «di carta velina». Secondo premio a Maurizio Serafini di Porto Mantovano con A l’òra dli stèli (All’ombra delle stelle); il terzo classificato è Luciano Pisati di Ripalta Cremasca con Nuità (Novità). Due i premi speciali: quello intitolato a Mario Ronga (primo presidente dell’associazione “I soliti”), attribuito a Giuliana Bernasconi di Brescia per la sua poesia Ponc istèss a pécoi (Ponti come pioli); e infine il premio “Città di Lodi” a un’altra penna femminile, quella di Franca Piazzi Zellioli di Cremona per Che insògn? (Quali sogni?), una delicata fantasticheria sulle barche addormentate sul fiume e sui loro sogni.

Grande festa a Montanaso per la 36esima edizione del premio De Lemene

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