Il pallone e la partita della vita: gli anni ’80 dentro un Fanfulla-Bologna

IL LIBRO Il racconto scritto da Roberto Uggeri inserito nella raccolta “La schedina vincente”

Il calcio si rivela spesso uno spunto per parlare d’altro. Di qualcosa di più grande: il ricordo di una partita diventa pretesto per descrivere un’epoca, per riannodare i fili della memoria e raccontare vicende personali che si intrecciano con quelle universali. Il pallone come metafora esistenziale: è questo il filo rosso che lega i tredici brani inseriti nel volume “La schedina vincente” (Gian Giacomo Della Porta Editore, 287 pagine, 12 euro), in cui altrettanti autori raccontano quarantadue anni di storia (e storie) attraverso la rievocazione di una partita che porta in sé un caleidoscopio di significati ed emozioni. Nella lista, stilata come se fosse una vecchia schedina del Totocalcio, compaiono sfide che hanno fatto la storia di questo sport (Italia-Germania 4-3 del 1970, la finale di Champions League Juventus-Milan del 2003 e tante altre), ma anche episodi “minori”, partite mai entrate nell’immaginario collettivo ma che rappresentano, per chi le ha vissute, un simbolo, uno snodo fondamentale della propria vita. È il caso di Fanfulla-Bologna, partita giocata alla “Dossenina” il 18 settembre 1983 e raccontata da Roberto Uggeri, conduttore radiofonico e giornalista che proprio in quel periodo stava muovendo i primi passi professionali collaborando con Radio Lodi e “Il Cittadino”. «Trasmettevo per gioco e divertimento da un annetto circa – scrive Uggeri al nostro giornale -. Con questo racconto ho voluto ricordare con affetto quella radio e quel giornale che mi hanno indicato la strada da percorrere nella vita». La sfida con il Bologna, appena retrocesso in Serie C1, fu per la città di Lodi uno degli ultimi grandi appuntamenti calcistici prima del lento declino del Fanfulla. Uggeri racconta le gesta della squadra guidata da Giorgio Veneri, riportando alla memoria nomi di calciatori che hanno lasciato un segno importante come Fadoni, Sannino, Colombi, Masuero ed Emilio Rossi, ma soprattutto intreccia il ricordo di quella sfida (che il Bologna vinse 3-2 davanti a oltre 4mila spettatori) con vicende personali, fatti di cronaca locale e storia italiana: la nascita delle radio libere, Pertini e Berlinguer, il processo per l’omicidio di Walter Tobagi, la Milano da bere, il “Drive in” in televisione e le prime “macchine di calcolo” negli uffici. È però un altro evento il vero “fil rouge” del racconto: l’arresto di Enzo Tortora, con l’accusa di traffico di stupefacenti e associazione di stampo camorristico. Un caso di malagiustizia che ebbe una grande eco sulla stampa e sui media dell’epoca: ciò che conta, scrive Uggeri, è «la partita della vita, non quella in campo». Tortora la vinse, dopo tredici anni di accuse infondate: il 15 settembre 1986 venne assolto con formula piena. Tornato in tv a condurre “Portobello”, guardò in camera e disse: «Dunque, dove eravamo rimasti?», la stessa frase scelta come titolo da Uggeri per raccontare, attraverso un pallone, la Lodi e l’Italia dei primi anni Ottanta.

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