IL LIBRO Cento schizzi di cento parole, il medico dell’Avis torna scrittore

«Non volevo fare l’ennesimo racconto sul Covid, ma far riflettere»

Quando è esplosa la pandemia era appena andato in pensione, aveva smesso di fare il medico in ospedale e anche a domicilio, per dedicarsi all’assistenza dei donatori di sangue, all’Avis di Sant’Angelo e Casale. Valerio Migliorini, medico di Lodi, ha deciso di scrivere il suo terzo libro “Cento X cento. Diario minimo di 2 anni difficili (febbraio 2020-febbraio 2022)”. «Un mio amico mi aveva raccontato di una nuova tecnica: scrivere racconti di 100 parole - racconta -. Improvvisamente è scoppiato il Covid e questo mi ha dato tanti spunti di riflessione. Dopo un anno ero arrivato a 50 “schizzi”: “Se arrivo a 100 - ho pensato -, faccio una raccolta e la chiamo “Cento X cento”. Non è evidentemente un libro di approfondimento, è semplice, ma non banale. Abbiamo camminato su un confine incerto e lo stiamo facendo anche ora». Migliorini racconta di marzo 2020, il “mese della paura” quando aveva il timore “ogni mattina, di aprire il Cittadino” e trovare nomi di amici e conoscenti”. «Mi sono chiesto come mai - dice -, l’epidemia sia scoppiata nell’inverno più caldo degli ultimi anni e se ci stiamo prendendo cura del pianeta come dice il Papa. Ho affrontato il tema della guerra: l'uomo, anche in questo periodo critico, non ha abbandonato il suo istinto peggiore. L’industria bellica è stata paragonata all’industria alimentare. I tanti ragazzi delle scuole erano a casa, ma i lavoratori dell’industria bellica potevano uscire e andare a lavorare». Ci sono capitoli dedicati alle paraolimpiadi e ad Alex Zanardi, a Gino Strada, all’esperienza di ResQ e alla solidarietà. «Ho raccontato anche l’esperienza dei medici che sono arrivati da Cuba a Crema per aiutare - spiega -. L’ex sindaca Stefania Bonaldi salutando i dottori, alla partenza, lo ricordo nel libro, aveva detto: “Siete arrivati come amici partite come fratelli”. L’Avis di Sant’Angelo mi ha chiesto di regalare il libro ai suoi mille donatori. Hanno sofferto molto durante la pandemia: si ammalavano loro, si ammalavano gli operatori e ogni volta bisognava riprogrammare la donazione. Lo scorso ottobre, dopo tre anni, a 70 anni dalla fondazione dell’Avis barasina, sono tornati a riunirsi. Mi ha fatto piacere che mi abbiano chiesto di omaggiare questo libro ai donatori. Il libro, proprio perché stampato con gli amici di Sant’Angelo, non è stato dato a una casa editrice. Chi lo vuole leggere deve chiedere a me».

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