Il Gorini delle “Note azzurre”

La Goriniana era un’opera progettata da Carlo Dossi per celebrare la figura del geniale amico lodigiano Paolo Gorini, ritenuto allo stesso tempo acuto sperimentatore scientifico ed eccellente scrittore, capace, come pochi, di rappresentare la scienza con arte.

La prefazione dell’opera era stata così abbozzata alla Nota Azzurra n. 5155 (N.A.5155): «Goriniana. Mot<ivo> della prefazione. In quella maniera che le opere scientifiche di Gorini possono servire a formare dei pensatori e ad ispirare nuove scoperte, la sua vita, ove fosse fedelmente raccontata, gioverebbe a fare gli uomini virtuosi e loro insegnerebbe le vie dei veraci godimenti. Il cittadino universale dell’ Utopia di Moro trovavasi in Gorini. Non ispida era la filosofia di lui, etc.»

Il difficile rapporto tra scienza e arte è affidato alla N.A. 1191, dove l’antitesi dei termini è risolta in una superiore sintesi, illuminata dall’eccellenza di alcuni esempi: «Il genio della scienza distrugge il genio dell’arte - si dice. Non credo: chè ai loro tempi Omero e Dante erano non solo grandi artisti ma grandi scienziati. E che dire di Galileo < e di Gorini> ecc.?”»

In una nota successiva (N.A. 2488), a proposito di progetti letterari il Dossi tra l’altro scrive testualmente: «Influenza di Paolo Gorini nell’arte…» e più avanti, alla N.A. 2740, il concetto viene meglio esplicitato: «Si può applicare al nome di Gorini, la baconiana frase qui naturae imperat parendo -. Anche quando la scienza di lui sarà invecchiata, vivranno i suoi libri per la sempre giovane poesia».

Se Galileo era il riferimento più evidente «a proposito della scienza scritta con arte», nella N.A. 3196 si può trovare un altro appunto preciso e sicuro: «Nella vita di Gorini fare il raffronto con Redi». E certo il confronto non doveva risultare affatto sbilanciato per lo scienziato lodigiano se, in fatto di buone attitudini letterarie, nella N.A. 4825, il Gorini, pur tenendo conto degli schieramenti politici del suo tempo, viene collocato in una compagnia più che onorevole: «…. La Destra ha tutta una letteratura, Minghetti, Mamiani, Bonghi, Luzzatti, Correnti (poiché anche Correnti è di destra)- come l’ha la Sinistra repubblicana – Bovio, Saffi, Gabriele Rosa, Bertani, Carducci, Gorini ecc.».

Ma una sintesi più esplicita a motivare le preferenze del Dossi in campo artistico è suggerita dalla N.A. 5386: «L’umore milanese o lombardo oggi è quasi irremissibilmente perduto. Invano cerchi qualche scampolo di quella stoffa ambrosiana che diede Manzoni, Cattaneo, Bertani, Gorini, Vassalli, Rovani, e molti minori. Era gente di alto ingegno e insieme cavalleresca, amabile e bonariamente spiritosa. Nutriti di Rossini e di Porta, erano amanti della gonnella, senz’essere puttanieri, erano giocondi senza mai essere sguajati. Oggi si è loro sostituita la volgarità, l’ingrugnatura, il portinarismo del Secolo, il bohemismo scimiottescamente francese ed odioso; l’ubbriaco che rece al brillo che canta, ecc».

Decisamente più intima e pensosa la N.A. 5783 (dei primi mesi del 1908) che, assieme ad un estremo bilancio di vita, sembra prefigurare un testamento: «Ho 58 anni (e ne avrò 59 ai 27 marzo) e sono in un continuo peggioramento. La lenta e quasi nativa nevrastenia, alternata da esaurimento cerebrale e da larvati colpi apoplettici, m’ha condotto alla quasi imbecillità. Tra poco, forse questione d’anni o di mesi, mi dissiperò, e ridarò le mie spoglie alla terra, speriamo per una rinnovazione, e per riprendere la mia vita, sott’altre forme, e completare le precedenti esistenze. Questa volta ero venuto al mondo chiamato ‘terra’ con una buona dote, ma gli avvenimenti non mi furono favorevolissimi, o forse non ebbi sufficiente virtù di domarli al mio servizio. – Ero nato alle lettere, alle scienze specialmente archeologiche, ma non ebbi il coraggio di tendere ad un unico scopo l’arco della mia mente. Chi leggerà attentamente queste mie note potrà raccogliere una messe vasta di pensieri in germe, e profittare di alcuni. Io cominciai a morire colla morte di alcuni illustri amici e che io reputo sempre grandissimi. Paolo Gorini, Giuseppe Rovani, Tranquillo Cremona, Giuseppe Grandi…Anche Luigi Perelli amico mio, morendo (1900), portò con sé parte dell’anima mia. Molte grandi, molte belle cose disegnai, molte abbozzai, nessuna ho compiuta. Prego mia moglie, prego mio figlio e le mie figliole di completarmi. Alla villa chiamata il Dosso Pisani, è affidata la mia memoria. Vorrei (naturalmente con quei temperamenti economici e di tempo che la cosa richiede) che la compissero, cominciando dalle epigrafi che sono preparate e si trovano nei cassetti del mio scrittojo e che vanno scolpite sulle colonne di marmo…»

E su una di queste colonne, proprio nel portico dell’Amicizia del suo Dosso Pisani, lo scrittore volle che fosse scritto l’ultimo omaggio all’amico di una vita, per lui impareggiabile artista-scienziato: «PAOLO GORINI /1868-1881/ CREATORE DELLA GEOLOGIA SPERIMENTALE/ APOSTOLO DI VERITA’ E BONTA’,/SOTTRASSE COLLE FIAMME PVRIFICATRICI/ L’VMANA SPOGLIA ALLA PVTREDINE,/ TRASFORMANDOLA NELLA CENERE DEL VANGELO,/ SORPRESE LA VITA NELLA PIETRA,/ IMPIETRÌ LA MORTE/ E, COL BALSAMO ARTISTICO DE’ SVOI LIBRI,/ S’IMMORTALÒ.

Alberto Raimondi

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