Il blues di Treves infiamma Lodi

Terzo “tutto esaurito” per il “puma di Lambrate”

che sabato sera ha aperto fra gli applausi la nuova edizione del festival che strizza l’occhio al Mississippi

Lodi esaudisce il sogno di Fabio Treves, regalandogli il terzo sold out consecutivo nel tour partito all’inizio del 2014 per festeggiare il 40esimo compleanno della sua Treves Blues Band. «Mi auguro di fare il tutto esaurito» aveva detto Treves annunciando il concerto che, sabato sera, lo ha visto tornare in città per la “winter session” del Lodi blues festival, giunto all’edizione numero otto. Al musicista milanese, pioniere del blues in Italia, è bastato affacciarsi sulla sovraffollata platea del teatro Alle vigne per capire che i suoi desideri erano stati esauditi: applausi scroscianti, standing ovation, grida di gioia e altre manifestazioni palpabili del grande affetto che il pubblico lodigiano (e milanese per almeno un terzo) nutre verso il “puma di Lambrate” e i suoi compagni di viaggio: Ale “kid” Gariazzo a chitarre e ukulele, Massimo Serra a batteria e percussioni e due ospiti speciali (entrambi amici di lungo corso) come Gab D (al secolo Gabriele Delle Piane) al basso e alla chitarra un mago delle sei corde come Guitar Ray. Cinque pilastri del blues made in Italy che hanno retto le fila di una serata partita su tonalità soft con Lakeetra Knowles, vocalist americana chiamata a riscaldare il pubblico con la sua grazia da pantera nera. Nata in Arkansas, è approdata da qualche mese in Italia per dare vita alla band che l’ha accompagnata sabato, i Chemako, nati da un’idea del chitarrista Gianfranco Scala e composti anche da Davide Ferro (armonica, tastiere), Mario Spampinato (basso) e Francis Pelizzari (batteria). Ulteriore ingrediente della serata: la galleria di ritratti “rubati” ai protagonisti delle precedenti edizioni del festival da Ferdinando Bassi, 40enne fotografo di Sant’Angelo, folgorato sulla via del blues proprio sotto il palco della kermesse lodigiana. Tra i momenti più intensi catturati dal suo obiettivo, alcuni sono stati scattati durante i concerti che Treves aveva tenuto a Lodi gli anni scorsi, compreso quello memorabile di piazza Ospitale, nel 2010. Quattro anni di palcoscenico in più sulle spalle non sembrano aver scalfito la sempreverde vitalità di Treves, che appare anzi a ogni nuova occasione sempre più padrone della scena e del pubblico, senza per questo cedere a manie di protagonismo.

Al centro del palcoscenico non c’è la sua armonica scintillante, e nemmeno i “soli” di Gariazzo e di Guitar Ray: al centro c’è il blues in tutte le sue sfumature, da adorare come si adora una donna, facendole ruotare attorno la fantasia, i pensieri, i gesti, come evocato dalla rilettura di Georgia on my mind. Chi segue Treves lo sa: non è lui che ha scelto il blues, è stato il blues che si è preso la sua vita, come il fanale del treno cantato in Midnight special, che regalava fuggevoli sogni di libertà ai detenuti delle prigioni di Huston: chi veniva colpito dal fascio di luce della locomotiva, sarebbe stato liberato presto.

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