Il Belpaese ai tempi del “bunga bunga“: una fotografia scattata da Lodi e Parma

Due giovani cronisti talentuosi a caccia di storie per raccontare la Storia: quella del nostro Paese negli anni del “bunga bunga”. Uno è il lodigiano Stefano Rotta, 26 anni, collaboratore di «Cittadino» e «Gazzetta di Parma» nonché fresco vincitore del Premio Enzo Biagi, l’altra è Francesca Lombardi, lei pure firma dello storico quotidiano emiliano con il medesimo alloro in bacheca (edizione 2009). Hanno unito le forze e mandano in libreria, da oggi, un sapido e irriverente saggio-inchiesta che non passerà inosservato: si intitola Nudo di donna con presidente. L’Italia dietro il bunga bunga, pubblicato per i tipi di Fuorionda, con prefazione di Paolo Biondani, storica “firma” di «Corriere della Sera» ed «Espresso».

Una “fatica” d’altri tempi, la loro, nell’epoca del giornalismo facile dei blog, dei social network e del copia-incolla sul web. Una fatica compiuta, come si suol dire, consumandosi le scarpe e sporcando i taccuini in giro per l’Italia, per raccogliere testimonianze e raccontare episodi capaci di fotografare, meglio di tante indagini statistiche o di tanti commenti in Rete, il volto vero di un Paese nel momento in cui il “re è nudo” e in cui anche i sudditi più fedeli cercano nuove corti in cui accasarsi, fiutando l’olezzo acre che emana dalle ville decadenti del potere.

«La questione - scrivono gli autori nell’introduzione del libro- non è pro o contro Berlusconi. Ma: in che Italia viviamo? E poi: quale fetta di società esprime veline e meteorine?».

«Il nostro - scrivono ancora Rotta e Lombardi - è un lavoro, breve e senza preconcetti, per capire un filo in più l’uomo e lo statista che, per gioia di alcuni e fastidio di altri, ha monopolizzato gli ultimi vent’anni italiani (...). Non un’accusa a una classe dirigente, ma un’istantanea d’Italia passata da De Gasperi al “bunga bunga”, dalla Lancia Flavia al Porsche Cayenne, da Rino Gaetano a Lady Gaga, da Pier Paolo Pasolini a Canale 5, dal “Bar Sport” al “Lounge Bar”, dagli artigiani con le mani d’oro ai mobili svedesi in serie, da Indro Montanelli a Vittorio Feltri, dai semplici campi, nobili colli, caste coste, al cemento diffuso e aggressivo; da Via Veneto a Lele Mora. Dal bello al volgare. Poveri ma belli, ricchi ma bruttini, e molto burini. Semmai, è un atto d’accusa contro le nostre pigrizie».

E pigri i due giornalisti della Bassa non sono certo stati, se è vero che hanno scartabellato migliaia di faldoni giudiziari con il loro ricco corredo di intercettazioni telefoniche e hanno battuto in lungo e in largo il suolo del Belpaese per offrirne un’istantanea il più possibile veritiera: dalla Forlì delle due Iris (la famosissima brasiliana Berardi, procace frequentatrice dei festini di Arcore, e l’ormai misconosciuta partigiana Versari, martire della Resistenza) alla Sicilia di Ruby-Karima, la povera maghrebina immigrata in Italia in cerca di fortuna, approdata sui canapè di Arcore e diventata il simbolo-feticcio di questi tempi di fine impero.

C’è poi spazio per le testimonianze di altre “escort” rese famose (si fa per dire) dalle conversazioni «rubate” del processo-Ruby e per una serie di interviste a personaggi quali Camillo Langone, Michele Serra, Sara Giudici, Giuseppe Civati, il battagliero sacerdote abruzzese che ha invocato lo sciopero della Messa contro il degrado della politica, ciascuno dei quali interpellato a raccontare la “sua” e la “nostra” Italia.

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