Iacchetti mattatore a San Donato

Pienone davanti al municipio per lo show- concerto dell’artista dedicato a Gaber:

due ore di risate fra cabaret e canzoni

Enzo Iacchetti con il suo tributo a Gaber porta trecento sandonatesi in un’“arena” estiva anomala: il piazzale di ingresso al municipio, allestito con sedie e parecchia gente in piedi. Un bel colpo d’occhio per accogliere il dominatore di Striscia la Notizia qui nel ruolo di evocatore del “signor G”, uno di quegli uomini di spettacolo totali come ne fabbricava Milano una cinquantina di anni fa. Traendoli tutti fra l’altro dagli immigrati, non dai milanesi di porta Vigentina: Gaber, Celentano, Jannacci, Mazzarella, Abatantuono e si potrebbe continuare. Mentre l’estate sandonatese prosegue sino alla metà di luglio, Chiedo scusa al signor G ha superato più o meno le 130 repliche. Lo spettacolo ha contribuito diverse volte a sostenere l’Airc, l’associazione sulla ricerca sul cancro, la malattia che ha sconfitto Gaber dieci anni fa esatti. La formula è piuttosto semplice: un paio di canzoni dello sterminato repertorio gaberiano (160 dischi solo nei primi dieci anni di carriera) e poi una decina di minuti in cui l’alter ego di Ezio Greggio monologa. O meglio dialoga col pubblico, perché fatalmente un “one man show” comico finisce per trasformare in spalla il pubblico con i classici sberleffi per le battute non capite o le “macchiette” presto individuate in platea (sindaco e assessori compresi, nda). Iacchetti si è presentato con il pianista Marcello Franzoso e la Witz Orchestra in realtà composta da tre elementi: due voci femminile e maschile e un chitarrista. Il resto, batteria basso ed effetti vari, su base campionata. Tutti cantano benissimo e si inerpicano sui ritmi frenetici-swingati o sui cambi drastici di tonalità del pazzoide modo di comporre dell’originale. Quanto alla parte di satira, si sa che Iacchetti incarna il suo versante più televisivo, dove si pigliano in giro un po’ tutti ma le vittime in fondo sanno di essere sotto tiro: da Pupo a Michelle Hunziker, dal principe Emanuele Filiberto «che mettono a condurre una trasmissione sul lavoro» a Silvio Berlusconi che «vuol pagare tutte le donne del mondo tranne sua moglie Veronica Lario». Per i conoscitori, da brivido quella frase vocale ripetuta senza accompagnamento, «se ci fosse un uomo»: l’ultima canzone di Gaber, in fondo al durissimo album di commiato Io non mi sento italiano.

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