I volti del «paese che non c’è più»

Erminio e Bruno Pezzini hanno illustrato il frutto della loro fatica: un’accurata ricostruzione del passato

che offre un’apertura straordinaria verso il futuro

Bruno ed Erminio Pezzini

San Fereolo. L’album dei ricordi

Edizione Museo Archinti, pp. 250,

15 euro. Il libro,è in vendita presso l’edicola di viale Pavia e presso la sede del circolo Enrico Cerri

Oggi è un quartiere molto popolato, ci abita circa un quarto della popolazione di Lodi; ma fino a qualche decennio fa era un paese, con la sua chiesa, le sue osterie, i campi, le rogge, le cascine. Proprio in una delle ultime cascine rimaste, la Callista, oggi sede del museo Ettore Archinti, è avvenuta sabato scorso la presentazione del libro fotografico di Erminio e Bruno Pezzini dedicato a San Fereolo, il «paese che non c’è più», come l’ha definito Ferruccio Pallavera, direttore del «Cittadino», che ha presentato l’evento. Insieme a lui Oreste Lodigiani, responsabile del Museo Archinti, don Peppino Raimondi, parroco di San Fereolo, e i due autori Erminio Pezzini, appassionato collezionista di fotografie e di oggetti legati alla tradizione di Lodi, e suo fratello Bruno, regista, attore e studioso del dialetto lodigiano.

Della lunga gestazione del libro ha parlato l’onorevole Lodigiani, ricordando che il lavoro è frutto di una paziente ricerca svolta a partire dalle immagini per risalire all’identità di persone e luoghi che sembravano dimenticati e che sono tornati a vivere nel volume. È una vera «miniera della vita» (così l’ha definita don Peppino Raimondi) quella a cui hanno attinto gli autori: «Le foto rappresentano tutti gli aspetti del quartiere: la vita rurale, quella familiare, ecclesiale e sportiva: più si guardano queste immagini, più si scoprono meraviglie che rivelano il volto di un passato che può offrire spunti per guardare anche al futuro». Erminio Pezzini parla del suo amore per il collezionismo che lo ha portato ad entrare in possesso di oltre cinquecento foto, sulle quali poi ha avviato una ricerca, condotta con l’aiuto degli abitanti del quartiere, per rintracciare informazioni sulle persone e sui luoghi rappresentati: «Ha dato forza a questa ricerca –commenta Erminio Pezzini –il vedere gli occhi della gente che si illuminavano nel ritrovare momenti del loro passato. Questo mi ha convinto di essere sulla strada giusta». A questo punto si è resa indispensabile la collaborazione del fratello Bruno, che ha messo la sua competenza tecnologica al servizio di un’operazione di restauro e ritocco delle immagini fotografiche («guardandole a lungo, alla fine mi sembrava di conoscere da sempre queste persone, i loro volti mi parlavano, e in tutti erano presenti un decoro e una dignità straordinari») e ha provveduto alla compilazione dell’indice dei nomi: «La storia con la “s” minuscola, di gente comune –dice Pezzini - è stata nobilitata nell’indice, come se si trattasse di personaggi storici».

Nel congedarsi, Ferruccio Pallavera ha espresso l’auspicio che questo libro possa “contagiare” anche altri, invogliando a un lavoro analogo su altre realtà del Lodigiano.

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