I Nomadi cambiano pelle ma l’anima rimane quella: ricordare e cantare la pace

Sabato sera un successo annunciato a Massalengo

Sempre Nomadi. Al di là dei cambi di formazione, dei cantanti e del tempo che passa. Mantenere la propria identità nonostante tutto non è affatto facile, ma lo storico gruppo, fondato nel 1963 da Augusto Daolio e Beppe Carletti, sabato sera, sul palco dell’Al Sazio Park di Massalengo, ha dimostrato che si può fare: tanti i fan presenti, provenienti dal nostro territorio ma anche dalla Brianza, da Casalbuttano, dalla Sardegna, da Bergamo, da Monza. I musicisti non si sono risparmiati nello scherzare tra loro e nel creare con il pubblico un clima familiare, leggendo anche diversi messaggi scritti dai fan. Davanti alla bandiera della pace, il concerto è iniziato con “Contro”, il cui testo originale è stato modificato per nominare il conflitto tra Russia e Ucraina. Su “Ma che film la vita” il pubblico ha iniziato a scaldarsi e a battere le mani, per continuare a cantare su “Noi non ci saremo”. Poi, “Frasi nel fuoco”, “Milleanni”, “Dove si va”. «Nel 1990, il primo luglio abbiamo ricominciato con Daniele Campani e Cico Falzone - ha spiegato Beppe Carletti -. Io e Augusto siamo stati fortunati a incontrarli e adesso sono rimasto io a esserlo». Ed ecco “Gli aironi neri”, prima di un altro, doveroso, ricordo al cofondatore del gruppo: «Un saluto a chi è sempre qui con noi, Augusto Daolio», ha detto l’attuale cantante Yuri Cilloni. A seguire, “Il fiore nero”, “Lontano” e poi «una canzone dedicata a tutte le zanzare del mondo», ha ironizzato Cico Falzone : “Sangue al cuore”. Poi il ritorno al tema della guerra con “La canzone del bambino nel vento (Auschwitz)“, i cui versi “Io chiedo come può l’uomo uccidere un suo fratello” suonano terribilmente attuali. E poi ancora “La collina”, “Rotolando va”, “Il vecchio e il bambino”, “Una storia da raccontare”. «Vi state divertendo?», ha chiesto Cico. Prima di attaccare “Salvador”, brano dedicato al presidente cileno Allende. E poi “Il paese delle favole”, “Stella d’Oriente”, “Un pugno di sabbia”, che ha visto un grande trasporto da parte di tutti. Con “Io voglio vivere“ la gente era ormai in piedi sotto al palco e dei coriandoli venivano lanciati in aria. Ecco quindi “Ho difeso il mio amore”, “Ti lascio una parola” e poi ancora il ricordo di Augusto Daolio con “Il segno del fuoriclasse”. «È scomparso da trent’anni - ha detto Beppe Carletti -. Senza di lui credo che non sarebbero esistiti i Nomadi. Ha dato tanto all’arte in genere, era anche pittore, e ricordarlo fa sempre bene. È stato una persona che ha lasciato il segno». Poi il ritorno alla musica con “Io ci credo ancora”, “Un giorno insieme” cantata tra il pubblico e poi la meravigliosa e struggente “Canzone per un’amica”, “Dio è morto” e per finire “Io vagabondo (che non sono altro)”.

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