I lodigiani si “svelano” con Ferri

La creatività si fa dialogo

complice e libero nellepose che ritraggono

anche alcuni colleghi

dell’autore, compreso

il “socio” Yuri Ferrario

oliviero ferri

Il Lodigiano e la sua gente

Fino al 26 settembre al Calicantus Bistrot, Ospedale Maggiore, Lodi

Perché proprio una serie di ritratti in posa, e non il reportage con i personaggi colti nel vivo dei loro momenti esistenziali, un ambito nel quale Oliviero “Oliver” Ferri ha sempre offerto prove note e applaudite? Il fotografo di Borghetto Lodigiano spiega con convinzione la scelta di esporre, nella mostra visibile fino al 26 settembre al Calicantus Bistrot, nello spazio di ingresso dell’Ospedale Maggiore di Lodi, 18 grandi ritratti in formato 50x75, dove il dato di impostazione creativa non sta nella cattura del famoso “attimo decisivo” di messa a fuoco sul reale, che pure ha da sempre spinto l’obiettivo di Ferri dall’ambiente umano della sua terra ai più lontani angoli del mondo: ma nel coinvolgimento del soggetto che diventa in questo caso protagonista, oltre che dell’immagine, anche e attivamente della sua connotazione descrittivo-espressiva.

Vero che la realizzazione di questi ritratti si compie in sala posa, dove è la competenza del fotografo a impostare i valori di luce e di spazio, i piani e le angolature. La collocazione dei soggetti di fronte all’apparecchio fotografico avviene però senza artifici e imposizioni, quasi senza suggerimenti: si tratta di un’intesa comunicativa tra fotografo e fotografato, che quando avviene determina quella che può chiamarsi una “spontanea messa in posa” alla quale il personaggio si consegna consapevolmente, nelle attitudini che sente più rappresentative di sé, raccontandosi con la forza dello sguardo, l’esperienza incisa sul viso o l’eloquenza delle mani.

È questa libertà dei soggetti a originare la freschezza della serie esposta, conferendovi le caratteristiche di una fotografia naturale, nitida e diretta. Un intervento più evidente di Ferri si legge laddove “Oliver” si concede al gusto del gioco e del divertissement, ritraendo nelle inedite vesti di monarchi, con tanto di corona e mantello, i “colleghi” Franco Razzini e Giuseppe Secchi. Ci sono poi il pittore Mattia Montemezzani al lavoro nel suo studio e, insieme a volti attinti dalla vita quotidiana del fotografo, l’amico Yuri Ferrario della Fotolito 73 di Borghetto, che ha stampato su forex gli scatti: citato da Ferri come prezioso collaboratore e presente all’inaugurazione nel doppio ruolo di co-realizzatore delle opere e di soggetto.

Marina Arensi

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