Braccati, uccisi dai loro stessi poteri. Allontanati dall’uomo che li ha respinti come il diverso da temere, gli X-Men si trovano di fronte alla battaglia più difficile, da combattere in una terra di mezzo, nei “giorni di un futuro passato”. Eccolo qui il sequel più complesso della saga più affascinante della Marvel, il film che riporta alla regia Bryan Singer e che deve vincere la solita sfida “impossibile” per i film tratti dagli albi della casa di comics: non deludere le attese di milioni di fan e risultare credibile e appassionante anche per il resto del pubblico, richiamato al cinema da un cast importante e da un’avventura in cui non è semplice mantenere i fili del racconto.
Senza correre il rischio di svelare troppo della trama già dal titolo si capisce che siamo in un territorio sospeso tra passato e futuro, in più bisogna sapere che l’operazione è ardua assai: mettere tutti insieme in un film dal sapore “definitivo” i protagonisti della trilogia originaria e quelli del prequel che aveva raccontato le origini. Singer si basa sul fumetto omonimo e costruisce la storia attorno al viaggio nel tempo che dovrà servire agli X-Men per non soccombere nella lotta contro le Sentinelle.
Per fare questo costruisce una vicenda su più livelli e dai differenti stili narrativi, un film filosofico come Inception, e al contempo leggero come Ocean: al centro resta sempre il tema - solido, solidissimo - della diversità cuore di questa saga complessa (certo una delle più complesse tra le storie a fumetti) che ha infiniti sottolivelli ed è riduttivo archiviare come una serie “per ragazzi”. Clonazione e manipolazione del Dna, azione e combattimenti e una vena ironica che, soprattutto nella prima parte, mantiene il contatto con il fumetto. Questa la cifra scelta da regista e sceneggiatore che si divertono anche a fare un salto nel passato, negli anni Settanta, per restituire un’ambientazione insolita, e ricostruire una linea di racconto che addirittura si collega alla presidenza Nixon tra la guerra nel Vietnam e lo scandalo Watergate ancora lontano da venire ma che in qualche maniera è “anticipato”. Qui la guerra non è ancora “fredda” e il nemico è il mutante, il diverso che è tra noi.
Anticipatore quindi e sorprendente questo nuovo capitolo per la capacità di rinnovarsi mantenendo alta l’attenzione dello spettatore esperto e dell’altro, quello a digiuno che riesce ad essere ugualmente coinvolto. Non è quindi secondaria la componete spettacolare che a questo episodio non fa difetto: la sfida era impegnativa, mettere tutti insieme i personaggi della saga e farli duellare fianco a fianco o uno contro l’altro, dosando emozioni e utilizzando i tanti spunti che questi sono in grado di offrire. Scommessa vinta a pieni voti grazie a una sceneggiatura solida che riesce a guardare avanti, pur partendo da un pretesto, quello di un salto nel passato, che non è certo nuovo. Sono evidenti anche i tanti riferimenti cinematografici che il regista sceglie, le pellicole di cui, in alcuni casi, si riappropria, rendendo evidente un legame di parentela che non era mai stato dichiarato.
Alla fine il compito è assolto e anche in questo nuovo episodio la saga di X-Men non si riduce mai a una semplice lotta tra bene e male ma ha confini che mutano di continuo. Come nella vita: con un futuro incerto davanti e una speranza di fondo che da qualche parte ci possa essere salvezza.
PRIMA VISIONE Braccati, uccisi dai loro stessi poteri. Allontanati dall’uomo che li ha respinti come il diverso da temere, gli X Men si trovano di fronte alla battaglia più difficile, da combattere in una terra di mezzo, nei “giorni di un futuro passato”....
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