Gli editori e il “razzismo antropologico”

Leggendo i forum online dedicati agli aspiranti scrittori, si percepisce soprattutto un genere di lamentela: gli editori preferiscono pubblicare romanzi stranieri, anche di sconosciuti, piuttosto che investire sugli italiani. Accusano le case editrici di non avere scrupoli nel pubblicare John Smith, chiunque esso sia, e di non prendere nemmeno in considerazione Giovanni Rossi. Questo, al di là della qualità dei romanzi proposti. La discriminante, insomma, dovrebbe essere il nome dell’autore. Mah… siamo sicuri che sia proprio così? A parte il razzismo antropologico di cui gli editori sono accusati, non potrebbe esserci qualche altra ragione? Per esempio il fatto che i lettori (e gli stessi aspiranti scrittori che si lamentano) quando vanno in libreria ignorano i libri scritti dai Giovanni Rossi e non si fanno scrupolo di comprare il John Smith di turno, anche se non ne hanno mai sentito parlare? Facciamo mente locale: negli ultimi sei mesi quanti libri di autori italiani sconosciuti abbiamo comprato? Quanti, invece, quelli di americani, inglesi o comunque stranieri? Facciamo questo piccolo esame di coscienza e forse capiremo perché gli editori sono costretti a puntare sullo straniero. Se pubblicano un italiano nessuno lo compra (neppure chi si lamenta che gli italiani vengono discriminati), mentre se offrono un americano, problemi non ce ne sono. È il mercato, dunque, che stabilisce le priorità per chi deve vendere libri. E il mercato, in definitiva, siamo noi. Prima di lanciare anatemi contro le case editrici, gli aspiranti scrittori dovrebbero cominciare a comprare qualche libro di autori italiani, ogni tanto, magari di quei pochi che ce l’hanno fatta ad approdare sugli scaffali delle librerie; si accorgerebbero che se sono stati pubblicati è perché i loro romanzi se lo meritano, perché la qualità di ciò che hanno scritto è tale da non sfigurare nei confronti di quei John Smith che il pubblico continua ad acquistare a occhi chiusi solo perché ha un nome straniero. Sono i lettori che stabiliscono il mercato, non gli editori. Se noi per primi, che scriviamo e leggiamo, non cominciamo a dare fiducia agli autori italiani comprando i loro libri, come possiamo pretendere che gli editori pubblichino le nostre opere? Mi pare che si tratti dell’eterno gatto che si morde la coda, altro che razzismo antropologico...

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Franco Forte, di Casaletto, è direttore editoriale Mondadori, sceneggiatore (Distretto di Polizia, RIS) e scrittore (Il segno dell’untore, Roma in fiamme, Carthago, tutti Mondadori). www.franco-forte.it

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