Gesù e i fornelli, dai Vangeli la verità

di don Pagazzi

«Gesù Cristo sapeva cucinare?». Se lo chiede il sacerdote lodigiano, nonché docente di Teologia sistematica alla Facoltà teologica di Milano, don Giovanni Cesare Pagazzi che elenca una serie notevole di indizi evangelici che proverebbero questa tesi, solo all’apparenza bizzarra e nient’affatto irriverente: basti pensare al pesce arrostito per gli apostoli sul lago di Tiberiade, alla conoscenza di ricette segrete (il lievito nella pasta), al tatto dimostrato sulla quantità di sale per insaporire il cibo... Cristo, inoltre, stando al resoconto della Buona Novella, conosceva anche quali sono i pesci buoni da mangiare e quelli da scartare, come dimostra in particolare la parabola sulla pesca.

Secondo don Cesare Pagazzi, «i Vangeli regalano un tratto poco conosciuto e con buona probabilità - dunque - Gesù sapeva cucinare!».

La tesi é contenuta nel libretto La cucina del Risorto. Gesù cuoco per l’umanità affamata», pubblicato dall’Editrice Missionaria Italiana. «Tra le cose che distinguono gli umani da qualsiasi altra forma vivente, compresa la più evoluta, è il gesto del cucinare. Come ogni altro essere vivente, le persone si alimentano procurandosi le sostanze necessarie al proprio fabbisogno, ma a differenza delle piante e degli animali (ed è una differenza sostanziale) cucinano», scrive Pagazzi, secondo il quale «per questo, forse, Gesù ha voluto imparare a cucinare. Il brano del Vangelo di Giovanni, al capitolo 21, in cui si narra del pesce arrostito preparato per gli apostoli reduci dalla «pesca miracolosa» è comunque molto chiaro: «Gesù - rileva ancora il teologo lodigiano- non si accontenta di alimentare, di nutrire, e nemmeno di ricevere il cibo, ma cucina, trasforma, con quanto questo umanissimo gesto richiede in attenzione a cose e persone. Dal momento che il Figlio è venuto nella carne, egli ha palato e quindi sa cosa significa nutrire gente che ha palato, e un palato diverso per ciascuno. Se ha cucinato, ha posto tradizionale e creativa attenzione a cose, tempi, azioni e persone, ai loro gusti, a ciò che potevano e dovevano mangiare».

Del resto, rimarca Pagazzi, spesso si dimentica che una delle auto-definizioni più note di Cristo, «io sono il buon pastore», sta a significare proprio un aspetto culinario: pastore è colui che dà il pasto» al suo gregge.

Il libretto La cucina del Risorto inaugura una nuova collana editoriale di Emi dedicata ai temi di EXPO 2015 (il cibo, l’alimentazione, e quindi di rimando il rispetto del creato, la fame nel mondo e le esigenze di giustizia...). La collana, intitolata “Pane nostro - Pagine da gustare”, è realizzata in collaborazione con l’Arcidiocesi di Milano e la Caritas ambrosiana.

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