Franco Fontana, grandi scatti a San Donato

Le luminose geometrie di Franco Fontana fanno da contrappunto alle luci e ombre di Alex Mezzenga e ai claustrofobici panorami urbani di Franco Sortini. È una mostra fotografica “in famiglia”, quella allestita in cascina Roma, aperta da mercoledì scorso e fino al 31 gennaio: le opere del maestro modenese, tra i più affermati fotografi sulla scena internazionale, si accompagnano a quelle di due suoi allievi di spicco nella retrospettiva intitolata Franco Fontana e quelli di Franco Fontana. La struttura di piazza delle Arti, insomma, torna a richiamare i cultori dell’obiettivo dopo l’esposizione dei lavori del progetto Sui binari del tempo, firmato Gianni Berengo Gardin, dell’autunno scorso.Classe 1933, Fontana scelse il colore già negli anni ‘60, quando i “puristi” ancora non si smuovevano dal bianco e nero. In oltre cinquant’anni di carriera si è occupato di foto in ogni declinazione: dal nudo al paesaggio, dalla pubblicità al reportage. A condizionarlo è stata, fin dalle prime esposizioni (l’esordio nel ‘63 alla biennale del colore di Vienna), l’esigenza intima di andare oltre i codici di rappresentazioni figli del neorealismo, dialogando con l’astrattismo grazie a un uso dirompente dei colori e delle geometrie. Pochi toni cromatici, linee e curve che disegnano una trama immediatamente identificabile, composizione sobria: sono gli ingredienti della tipica foto in stile Fontana, che negli anni ha sfornato immagini diventate vere e proprie icone, esposte al Moma di New York, al Musée d’Art Moderne di Parigi, all’Australian National Gallery di Melbourne. Sulle pareti del piano terra di cascina Roma svettano una decina tra i suoi masterpiece, come Puglia, datata 1978: un campo giallo brillante sovrastato da due bianche nubi su sfondo blu cielo. Il manifesto del “fotografo del colore”. Accanto alle opere del maestro trovano posto i paesaggi urbani di Franco Sortini, allievo di Fontana votato alla fotografia pubblicitaria: ambienti cittadini immortalati vuoti, con prospettiva centrale, in una ricerca della città ideale che va di pari passo con la messa in evidenza della drammatica desolazione di ambienti artificiali privi di tracce umane. Infine, nello spazio espositivo sandonatese trovano posto gli scatti cinematografici del reporter Mezzenga, collaboratore de «L’espresso» e dell’agenzia «La presse». Profili e città, volti e palazzi della Taranto vecchia che paiono «scolpiti in una realtà onirica», come è scritto nel giudizio, firmato anche da Franco Fontana, con cui il reportage è stato premiato al Toscana foto festival 2014.

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