FOTO ETICA Il festival non “resta solo” e Lodi per un weekend sembra tutta un’altra città

Nel fine settimana è partita l’invasione dei “braccialetti arancioni”

Lo riconosci subito: mappa di Lodi in mano, zainetto sulle spalle, macchina fotografica orgogliosamente al collo e immancabile braccialetto arancione al polso. È questo il ritratto del turista che arriva a Lodi per scoprire le storie – alcune bellissime, altre drammatiche, altre ancora necessarie per comprendere il nostro mondo - che compongono le 20 mostre del Festival della fotografia etica. La 14esima edizione della rassegna, da tempo una delle più importanti su scala nazionale, si è aperta sabato mattina alle 9.30: schiere di “braccialetti arancioni” (l’abbonamento che permette l’accesso a tutti gli eventi nell’arco dei cinque fine settimana del Festival) si sono riversate nelle sedi espositive, tra il centro storico e il piazzale Bpl in via Polenghi.

Un ottimo avvio che promette di incrementare ulteriormente le presenze nelle prossime settimane, come tradizione vuole: «Solitamente gli ultimi tre fine settimana sono quelli in cui si registrano più visitatori – racconta Laura Covelli, alla guida del Festival insieme ad Alberto Prina e Aldo Mendichi -. Ma già nella prima giornata abbiamo visto molte persone arrivare da fuori provincia: Milano, Brescia, Bergamo, alcune anche dalla Toscana».

Presenti anche tanti lodigiani, in particolare durante le visite guidate di Gabriele Cecconi, il fotografo umbro autore della mostra “Elegia lodigiana” allestita negli spazi dell’ex Cavallerizza in via Fanfulla: un percorso al tempo stesso poetico e concreto che getta uno sguardo nuovo sul nostro territorio. Molto seguite anche le presentazioni di Alessandro Cinque, vincitore della categoria “short story” del World report award con il reportage “Alpaqueros” (palazzo Barni in corso Vittorio Emanuele), e di Filippo Venturi, firma del progetto “Risvegli” in scena nel chiostro dell’Ospedale Vecchio che racchiude le mostre dedicate alla sezione “no profit”.

Le giornate ancora fieramente estive e la concomitanza di altri eventi, artistici e culturali, hanno reso più viva la città, regalandole un’atmosfera decisamente nuova, quasi cosmopolita. Il Festival si è incrociato con il progetto “Lodi Baséll” dedicato all’arte contemporanea e con il tradizionale Palio dei rioni. «Cerchiamo di sfruttare al meglio le sinergie che si creano con gruppi e associazioni lodigiani – continua Laura Covelli -. Chi arriva per il Festival ha così la possibilità di partecipare a diversi eventi e di tornare a casa con l’immagine di un luogo vitale e propositivo». Del resto, fin dagli esordi, il Festival si è dato la “missione” di unire la città e di trainarla in un’altra dimensione culturale. Le mostre in programma assolvono perfettamente il compito grazie al lavoro e alla sensibilità di alcuni dei migliori fotografi del pianeta: un migliaio di immagini che scuotono le coscienze e accendono un faro sulle ingiustizie sociali e ambientali nel mondo.

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