Film sul lavoro girato all’ex linificio

Il documentario al festival del cinema di Roma

Un manuale sulla lotta operaia girato all’ex linificio di Lodi. S’intitola Dell’arte della guerra, è il nuovo docu-film di Silvia Luzi e Luca Bellino e debutta, in concorso ufficiale, nella sezione “Prospettive Italia”, al festival del cinema di Roma. Centro della pellicola la lotta della Innse di Milano nota ai più per la fase culminante della protesta con i 4 operai saliti sul carroponte, nel rovente agosto del 2009, nell’ex Innocenti di Milano Rubattino, per scongiurare lo smantellamento dei macchinari e quindi la morte della fabbrica. Tra questi anche il lodigiano Massimo Merlo. Insieme ai suoi tre compagni di lavoro e a centinaia di sostenitori fuori dalla fabbrica l’operaio di Lodi riuscì a fare in modo che la Innse, fino ad allora una realtà produttiva, venisse venduta e non smantellata pezzo per pezzo come avrebbe voluto l’ex imprenditore. «Eravamo nella capitale - racconta Luzi, regista marchigiana di 36 anni - quando abbiamo letto online degli operai saliti sulla gru. Ci siamo incuriositi e siamo partiti. La mattina del 5 eravamo al presidio organizzato davanti alla Innse. Lì siamo rimasti 7 giorni e 8 notti fino a quando gli operai non sono scesi. Con i materiali raccolti abbiamo fatto un reportage per Presa diretta, la trasmissione di Riccardo Iacona, intitolato La battaglia della Innse. Ci siamo resi conto che quella della Innse non era una semplice lotta per il posto di l lavoro: dietro c’erano delle istanze più forti. Eravamo stati in tantissime altre fabbriche, dal Nord al Sud d’Italia, ma era la prima volta che partecipavamo a un presidio così».

Per fare il film ci sono voluti tre anni. «Abbiamo capito che volevamo costruire una sorta di manuale per la lotta, applicabile anche ad altre realtà - spiega la regista -. La loro battaglia non si esauriva negli 8 giorni sul carroponte. Dopo di loro, tra agosto e dicembre 2009, li abbiamo contati uno a uno, sono saliti sui tetti, in Italia, 563 persone. Restavano qualche giorno poi scendevano tutti. Alla Innse hanno vinto perché dietro c’era un altro ragionamento». La lotta è analizzata, dai 4 operai che si raccontano, come una “guerra” con le sue regole. «Se dovessimo riassumerle - spiega Luzi - sono queste. Riconoscere il nemico, a volte il sindacato che tratta o il partito che pianta la bandiera sulla pelle degli operai; formare una comunità operaia autonoma; presidiare il territorio, quello della fabbrica, ma anche quello sociale dell’operaio stesso; infine, costruire una strategia concreta, capire dove si sta andando. Il film che abbiamo realizzato è il punto di vista sulla lotta dei quattro operai: oltre a Merlo, Vincenzo Acerenza, Luigi Esposito e Fabio Bottaferla. Quella della Innse è stata raccontata e travisata dai media come la storia degli eroi. Noi volevamo restituire verità alla vicenda. Dietro gli 8 giorni sulla gru ci sono 15 mesi precedenti di lotte, la loro presa di coscienza. Noi abbiamo usato il nostro strumento, il cinema, per dare voce agli operai». Sarà sicuramente un film che farà discutere. «Roma è una bella piazza - ammettono i registi che tra gli altri riconoscimenti hanno ottenuto una nomination al David di Donatello per il documentario La minaccia su Hugo Chaves e la rivoluzione bolivariana-. Vogliamo che sia visto da più gente possibile, ma che entri soprattutto nelle fabbriche e nei luoghi di lotta. Ascoltando loro la nostra vita è cambiata. Speriamo che cambi anche quella di molte altre persone».

Ivana Castagnone

Il documentario debutterà al festival del cinema di Roma, racconta la protesta dei 4 operai - tra cui il lodigiano Massimo Merlo -saliti sul carroponte, nel rovente agosto del 2009, nell’ex Innocenti di Milano Rubattino

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