
Uno degli ultimi “autori” in circolazione torna a parlare di sentimenti e accetta la sfida del concorso alla Mostra di Venezia dove per due volte in passato ha vinto il Leone d’Argento. Sin dalla creazione del cartellone dell’edizione 2011 la presenza di Philippe Garrel al festival non poteva certo passare inosservata, per molti motivi, ben più fondati dell’attesa creata per la presenza di Monica Bellucci nel cast. Riguardo alla scelta dell’attrice italiana come protagonista di Un été bruilant si dirà più avanti, forse meccanismi di marketing hanno consigliato di spingere molto su questo tasto in sede di promozione per concentrare l’attenzione su un film che, comunque, appartiene a uno degli eredi della nouvelle vague e non merita certo a posteriori d’essere “ridotto” ed etichettato solo come film-scandalo (per uno scandalo che, poi, a tutti gli effetti è inesistente). Fatta la lunga (e necessaria) premessa Un été brulant è, come detto, il ritorno del grande autore francese in un territorio, quello dei sentimenti, che già aveva esplorato in passato. Qui, al fianco dell’attrice italiana, è il figlio Louis Garrel il centro assoluto della storia, il cuore pulsante del film e certo anche la cosa che meglio funziona dell’intero progetto. Lui è Fréderic il giovane pittore sposato con Angèle (la Bellucci), attrice con cui vive un tormentato amore, in un’estate (quella del titolo) raccontata da un terzo personaggio, l’amico Paul che con la fidanzata Elisabeth ricompone uno schema sentimentale classico per la narrazione, con le due coppie che si guardano e riflettono le rispettive gioie e tensioni. Prima a Parigi e poi a Roma, in una vacanza senza tempo e anche in qualche modo senza luogo (i personaggi si abbandonano alla città per perdersi…) trascorre l’estate di Paul che racconta di Fréderic e Angèle e della loro passione che si infrange all’improvviso, proprio come può finire una stagione felice o la stessa età della giovinezza. Fréderic ha un incidente d’auto all’inizio e a ritroso il regista svelerà cosa e chi l’ha provocato, racconterà le dinamiche di queste due coppie, lontanissime tra loro ma messe a così stretta vicinanza nell’arco di tempo descritto. Le soluzioni utilizzate da Garrel, le sue scelte registiche, lo stile e i tempi sono assolutamente quelli che ti aspetti da un autore che ha già affermato sullo schermo la propria poetica. Replicarla non è ovviamente una nota negativa, non lasciare però un segno ben definito, non registrare nessun passo in avanti con il proprio film, questo invece può esserlo. Quello che resta di Un été brulant non è, per fortuna, lo scandalo per la presenza della Bellucci, forse è la bella prova di Louis Garrel che conferma la sua crescita come attore, in un ruolo non facile. Il resto, in verità, sembra già visto.
L.D’A.
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