Enzo Tosi, lo sguardo

“discreto” sulle star

Tra fotografia e macchina da presa, tra film, spot

e documentari il tribianese ha lavorato con grandi registi e attori: «Ma non sono mai stato un cinefilo»

Con l’obiettivo della sua macchina da presa ha inquadrato centinaia di set cinematografici. E con le luci che ha predisposto, in qualità di direttore della fotografia, ha ricreato le atmosfere in molteplici documentari e fiction. Enzo Tosi, residente a Tribiano da una manciata di anni, può affermare di ricoprire un ruolo importante nell’“industria” dello spettacolo. La sua competenza è stata infatti posta al servizio di innumerevoli spot pubblicitari, cortometraggi e lungometraggi, che talvolta hanno conquistato lo status di pietra miliare: si pensi per esempio a Pasqualino Settebellezze di Lina Wertmuller, oppure Novecento di Bernardo Bertolucci, in cui recitano mostri sacri quali Robert De Niro e Gerard Depardieu.

Gli albori della carriera di Enzo Tosi, classe 1942, si riallacciano agli anni successivi alla maturità classica e all’adempimento della leva obbligatoria, quando poco più che maggiorenne si trasferì a Roma per frequentare i corsi biennali prima all’Istituto di Stato per la cinematografia e la televisione, poi al Centro sperimentale di cinematografia. «Quasi da subito riuscii ad affiancare alla parte teorica quella pratica - racconta lui -. Cominciai perciò la gavetta con il ruolo gerarchicamente più basso del set: quello di assistente operatore, cioè colui che accudisce le camere da ripresa e garantisce il loro funzionamento. L’esordio avvenne nello spaghetti western Killer Calibro 31, diretto da Alfonso Brescia».

Mentre Tosi muove i primi passi con la pellicola, lo raggiunge una telefonata di Bruno Vailati, un produttore di filmati subacquei. «A quei tempi stava realizzando una serie intitolata Sette Mari sulle distese di acqua salata più importanti al mondo, e ricercava un operatore che parlasse inglese e che fosse pronto a partire l’indomani - spiega Tosi -. Così, mi offrii ed ebbi la possibilità di riprendere le bellezze del Mar Rosso e del Mediterraneo, effettuando inquadrature anche dall’elicottero». Parallelamente, Tosi rivestì la posizione di direttore della fotografia in filmati minori come documentari, fiction per la televisione, cortometraggi e pubblicità.

Oggi il suo nome compare in molti titoli di coda: eppure Enzo Tosi, a differenza di molti altri, non ci bada molto. Benché abbia partecipato alla realizzazione di film prestigiosi e collaborato con grandi artisti non è mai stato sedotto dalla magia del cinema, né ha ricordi o aneddoti particolari. «Non sono mai stato un cinefilo, né ho mai avuto passione - conferma -. Il mio è un approccio puramente professionale».

Tosi ha comunque contribuito ad arricchire il patrimonio del grande e piccolo schermo e tutt’ora tramanda la sua esperienza all’istituto cinematografico Michelangelo Antonioni di Busto Arsizio. Tra l’altro, l’anno scorso, è stato insignito del Premio internazionale cinematografico Città di Santa Marinella per la migliore fotografia.

A dispetto del cinismo imperante, su una cosa Tosi nutre un sincero rammarico: «Negli ultimi anni abbiamo assistito a un cambiamento epocale: le camere da meccaniche sono passate a digitali, comportando uno scadimento della qualità. Non sono un nostalgico - chiosa - ma è terrificante che la professionalità venga gettata via».

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