«Ecco il mio Sanremo: un successo per tutto il mondo della musica»

Intervista alla violinista di Sant’Angelo Doriana Bellani che per il decimo anno ha fatto parte dell’orchestra del Festival

L’anniversario è il numero dieci, ma l’edizione 2021 non può certamente essere messa in fila insieme alle altre. In primis per la grande assenza del pubblico in sala, con i professori dell’orchestra chiamati a vestire panni doppi, di protagonisti e spettatori, in un’edizione che, in qualche modo, passerà alla storia. Anche per la grande emozione di tornare a suonare e cantare live, dopo mesi di stop. «E che emozione poterlo fare: Sanremo è stata una vittoria soprattutto per questo: perché ha dimostrato che, in sicurezza, anche la musica può ripartire». Parola di Doriana Bellani, tra i protagonisti del Festival della canzona italiana 2021: la violinista santangiolina era al suo decimo Festival come membro aggiunto dell’Orchestra sinfonica di Sanremo. L’avventura, come di consueto, è partita lontano dalla riviera, dalle prove a Roma, poi il trasferimento nella città ligure e l’esordio all’Ariston in tempi nuovi e con nuove regole.

Per lei era il decimo Sanremo, ma possiamo dire è stato un po’ come una prima volta o quasi? «È stato sicuramente un Festival diverso dal solito. E in primo luogo per l’assenza del pubblico in sala: per noi, come per gli artisti in gara, esibirsi davanti a una platea vuota faceva effetto. Sembrava una sorta di grande prova generale e anche per i presentatori non era facile: si rivolgevano a noi musicisti durante i vari momenti, ma c’era sempre e comunque un effetto filtro generato dalla mascherina, che non lascia intravedere i sorrisi. Posso dire che sono stati tutti davvero molto bravi e molto seri perché lavorare in queste condizioni era difficile. C’era la consapevolezza di far parte di un’edizione del festival che sarebbe passata alla storia».

Parliamo di musica? Possiamo rivelare i preferiti? «Assolutamente no, perché come membri dell’orchestra abbiamo votato (sorride, ndr). Però voglio dire che dal punto di vista musicale questo Festival ha segnato un momento di novità e ha permesso di far conoscere la musica di artisti meno noti al grande pubblico, come del resto anche a me. Penso a Random o a Come Cose, artisti di cui non avevo uno storico. O anche a Madame che a 18 anni ha portato sul palco un testo e un’interpretazione altrettanto intensi. È un segnale di vitalità e di rinnovamento del panorama musicale».

ra i momenti “fuori gara” quale resterà indelebile nell’album dei ricordi di questi dieci anni? «Gli aneddoti del dietro le quinte sono pochissimi direi. Anche perché i nuovi protocolli hanno ridotto al minimo i contatti: ogni tre giorni tampone per tutti e il pass veniva concesso per l’ingresso solo a fronte di un risultato negativo. E poi la prova della temperatura, il gel ovunque, anche alla postazione in orchestra, accanto al leggio. L’attenzione dunque era massima e gli incontri pochissimi. Anche la vista sulla città era di fatto inedita: di giorno, con i negozi aperti, qualcuno c’era, ma di sera ovviamente la città era spettrale. Nei momenti fuori gara sul palco, l’omaggio a Morricone sicuramente, un emozionante dovuto tributo a un gigante della musica internazionale, ma anche Loredana Bertè e la sua grinta da ventenne che ci ha fatto ballare tutti».

Come è stato tornare a esibirsi live dopo tanto tempo? «Quando ci siamo ritrovati a Roma, dopo tanto tempo, ci siamo riabbracciati ed è stata una grande emozione. In primis perché c’eravamo tutti e non era scontato. All’inizio eravamo quasi spaesati, ma poi la musica fa il suo meraviglioso lavoro, ti trascina. Siamo fortunati perché abbiamo avuto la possibilità di tornare a suonare e durante il festival è stata ribadita più volte l’importanza di quanto stava accadendo, anche ricordando la situazione dei lavoratori dello spettacolo. Penso, per esempio, all’impegno espresso da Lo Stato sociale nella serata cover, quando hanno ricordato i teatri e cinema storici chiusi da tempo o che hanno invece chiuso per sempre. Un momento che, a me personalmente, ha fatto venire i brividi perché ha ricordato in modo visibile quanti danni ha fatto il Covid al settore. Fare questo festival è stata comunque una vittoria perché in qualche modo ha dimostrato che la musica può ripartire in sicurezza: è andato tutto bene e questo è un primo segnale che può far da traino affinché altre realtà possano ripartire, con nuove regole certo».

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