Due big al Clam: la street art a Lodi

«L’equilibrio tranquillizza, ma la pazzia è molto più interessante», avrebbe detto Bertrand Russell uscendo venerdì sera dal centro Clam di piazzale Forni, sede di un vernissage che ha portato a Lodi due artisti come Fabio Schirru (Tellas) e Guido Bisagni (108), personaggi di spicco della street art internazionale. Perché se il loro nome circola ormai da una decina d’anni ai maggiori livelli del circuito espositivo mondiale (Biennale di Venezia compresa), lo si deve innanzi tutto alle loro “pazziate”, ai primi tentativi di sottrarre spazio all’anonimato urbano con graffiti, installazioni, manifesti, performance sonore, opere dotate di tanta personalità da attirare l’attenzione anche dell’arte cosiddetta tradizionale. Ma senza il raffinato equilibrio che, in modo molto diverso, caratterizza i loro rispettivi lavori, Tellas e 108 sarebbero forse rimasti dei semplici writers, artisti magari talentuosi ma incapaci di andare oltre a un vecchio muro ridipinto. Invece i due hanno dimostrato di saper dare al loro gesto artistico un significato diverso dal puro formalismo, un carattere meno istintivo, più adulto, equilibrato appunto. Natura e artificio. Vegetazione spontanea e costruzioni urbane. Spazi pieni e spazi vuoti. Regole ed eccezioni. Sono questi gli estremi entro cui si muovono Tellas e 108: la forza magnetica delle loro visioni nasce dal fronteggiarsi si due poli opposti, da una tensione che come una calamita attira la fantasia e la obbliga ad esercitarsi. Così Tellas coglie della natura gli aspetti meno vitali, boschi invernali su carta a grana grossa, rami secchi recisi e accatastati, grandi foglie senza più pagina, evaporate in un residuo di intricate nervature. La natura è presente anche nelle opere di 108, come ricettacolo da cui attingere forme, utili per ricreare configurazioni alternative al reale ma perfettamente coerenti, equilibrate appunto, come formule di composti chimici non ancora sperimentati. O come creature mobili di una specie fino a oggi sconosciuta, simili alle enormi chiazze nere che 108 ha sparpagliato sui muri di molte città del mondo, a volte senza chiedere il permesso. «Ma il senso di quello che faccio non si riduce al fatto che sto dipingendo in un posto illegale» spiega 108, «non è quello il punto. Il punto è invadere uno spazio perché ti comunica qualcosa, perché ti piacerebbe trasformarlo in un modo che ti è venuto in mente, e ti prendi la libertà di farlo». Se il posto è quello giusto, che si tratti di un edificio privato o di uno spazio espositivo autorizzato, il discorso non cambia: la vera ebbrezza non sta nel lasciare il proprio marchio su una superficie illecita, ma nella ligia obbedienza al volere dell’arte, che non si cura dei permessi e bada solo alla bellezza del risultato. Un risultato ottimo per entrambi gli artisti, che hanno soddisfatto pienamente le aspettative di chi, venerdì sera, si trovava al Clam apposta per loro. E hanno sorpreso anche chi, di solito, all’arte preferisce la musica, ed era lì per assistere ai due concerti con cui si è conclusa la serata: i primi a salire sul palco sono stati gli psichedelici Udo Caramba, poi ci ha pensato l’heavy pop degli Intimissimo a movimentare la serata.

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