Donadoni e la parabola di Testori

L’attore protagonista al teatro “Carlo Rossi” di Casale con “Il dio di Roserio”

Potente e vorticosa, impasto di italiano e di dialetto, capace di restituire pensieri, ossessioni, ambizioni, paure. Così è la scrittura di Giovanni Testori (1923-1993) ne “Il dio di Roserio”, romanzo d’esordio del grande scrittore e drammaturgo, e la stessa narrativa prepotente è stata restituita martedì al teatro comunale “Carlo Rossi” di Casalpusterlengo nel riadattamento del romanzo fatto dall’attore teatrale e cinematografico Maurizio Donadoni assieme a Valerio Binasco, in una produzione Teatro degli Incamminati. Donadoni ha impressionato per bravura e capacità interpretativa, protagonista assoluto nel monologo che ha restituito la vicenda dell’astro nascente del ciclismo Dante Pessina (è lui il “dio” di Roserio, periferia milanese) e del suo gregario Sergio Consonni, del quale ha provocato intenzionalmente una caduta per non trovarsi la strada del successo sbarrata. Lasciandolo menomato per sempre.

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