Conforti, la missione in mezzo alla gente

Il “ritratto” di don Manfredi sul fondatore dei Saveriani

Un “detective” che si abbevera alle fonti e ricostruisce con acuta finezza la vita di un uomo e il contesto in cui è vissuto. Perché se i santi sono uomini e donne che vivono nel loro tempo e da esso sono condizionati, per raccontare la loro vita ci vuole il piglio dello storico e l’anima dell’uomo. È un quadro figlio di una ricerca certosina quello che ricostruisce la vita di Guido Maria Conforti, arcivescovo di Ravenna prima e vescovo di Parma poi, fondatore dei Missionari Saveriani, beato e prossimo alla santificazione che avrà luogo nella cerimonia in programma a Roma il prossimo 23 ottobre. Un lavoro raccolto nel corposo volume monografico Guido Maria Conforti 1865-1931, pubblicato di recente per l’Editrice Missionaria Italiana di Bologna in 734 pagine, di cui è autore il professor don Angelo Manfredi, sacerdote della diocesi di Lodi e docente di storia della Chiesa per l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Lodi, Crema e Cremona. Un lavoro “esemplare”, come lo ha definito don Saverio Xeres, storico della Chiesa e sacerdote della diocesi di Como, tra i relatori della serata di presentazione di martedì nell’aula magna del Seminario Vescovile di via XX Settembre. Raccolti a Lodi per una sera, i testimoni viventi della missione saveriana iniziata da Guido Maria Conforti con la fondazione dell’istituto missionario nel 1895, «con cui si vendicò della salute cagionevole che gli impediva di intraprendere la via della missione ad gentes, ad extra e ad vita, rivolta in prima persona ai non cristiani e ai soggetti privilegiati dall’azione di Cristo ovvero i deboli e i poveri» ha spiegato padre Mario Menin, direttore del Centro Stampe Saveriane di Brescia e delle riviste Missione Oggi e Ad Gentes. A monte della fatica letteraria di don Angelo Manfredi, una ricchissima bibliografia e la difficoltà di confrontarsi con una mole enorme di fonti, «da cui nasce un dialogo fitto tra il passato e il personaggio - ha spiegato ancora don Saverio Xeres, nell’incontro moderato da don Luca Maisano, direttore del Centro Missionario Diocesano - portato avanti con una finezza tutta “manfrediana”». Fondamentali ancora per la figura del beato Conforti, nato a Casalora di Ravadese (Parma) il 30 marzo 1865 e morto a Parma il 5 novembre 1931, stretto nella continua tensione tra missione episcopale e quella della famiglia missionaria, sono anche gli utilissimi quadri storici, «tracciati con mano ferma e precisa dall’autore lodigiano, di grandissimo aiuto ai tanti missionari stranieri che seguono le orme del fondatore».

Punto fermo delle origini, la Cina a cui è rivolta la prima missione del neonato Istituto dei Missionari Saveriani, perfettamente ricostruita nell’intervento di Antonio Cuccia, collaboratore dell’Ufficio Missionario ed esperto della Cina. A margine degli interventi anche un quadro sulla congregazione oggi (poco meno di 800 saveriani, per 14 nazionalità e dislocati in 20 paesi) e sul ruolo delle missioni, in un contesto in cui la crisi delle vocazioni non accenna a diminuire soprattutto in Occidente. A prendere la parola per un saluto e i complimenti all’autore per il lavoro esemplare, anche il vescovo di Lodi monsignor Giuseppe Merisi. All’autore è spettato il compito di congedare la platea con le motivazioni che l’hanno spinto a raccogliere questa impegnativa sfida. «Davanti alla proposta di un lavoro per consegnare ai padri missionari di tutto il mondo le nostre radici italiane studiate scientificamente - ha spiegato - , non ho saputo resistere».

Rossella Mungiello

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