Con Zanoni nel blu profondo della fotografia

Nell’ambito delle iniziative collaterali al Festival della fotografia etica, promosse dal Gruppo Progetto Immagine, a rassegna conclusa Paolo Zanoni prosegue al Ristorante Gaffurio (in via Gaffurio a Lodi) la presentazione di una trentina di stampe a colori che conducono con fervore dentro il mondo dell’immagine subacquea.

Zanoni non fa il filosofo, lo psicologo e neppure il sociologo o l’ambientalista. È un fotografo che sa star dentro al mestiere e riesce a dipanare il senso attraverso una pratica un po’ magica, in condizione di farci interrogare attraverso le immagini del mondo che è intorno a noi. In questa personale descrive l’ambiente subacqueo, dove il corpo dello sportivo sembra essere tutt’uno col paesaggio marino e dà vita ad architetture acquatiche. Non sviluppa “concetti” ma scatti di ambigua poesia naturalista e di potere suggestivo e coinvolgente.

Appassionato di fotografia, grazie al gruppo Progetto Immagine Zanoni ha fatto conoscere alcuni interventi documentali come quello nello studio del pittore lodigiano Paolo Curti e quello al seguito di un gruppo di marciatori della Canottieri Adda in pellegrinaggio a Caravaggio.

Come tutte le arti visive, la fotografia obbedisce a retoriche e a ipocrisie nient’affatto sottili: una è quella dell’apparente “neutralità” dell’occhio della macchina fotografica. In realtà il prestigio di tante immagini è dovuto alla creatività nell’utilizzo dello strumento, alla abilità del fotografo nel ricorrere al “trucco” giusto e alla tecnica appropriata. Oggi, come ci sono processioni di pittori, ci sono processioni di fotografi. Distinguere all’interno di questi eserciti è facile smarrirsi e non capirci più molto, non trovare più la regola buona per riconoscere la sensibilità dell’occhio umano e di quello della macchina. Banalmente ce la caviamo dicendo che ”la macchina ormai fa tutto”. Non sempre è così. La macchina fa quel che è legato alla sua tecnologia, alla sua innovazione e non alla capacità fruitiva. La perfezione tecnologica “livella”. Dimentica (si fa per dire) sempre qualcosa: l’idea (se c’è, quando c’è) del fotografo: la sua capacità di osservazione e di critica. Il pensiero, il contenuto umano, il ricollegarsi intimamente a suggestioni e valori di unicità o individualità. Zanoni non solo fa palese la sua tecnica attraverso immagini di qualità convincente, ma le valorizza con il contenuto e una forma niente affatto tradizionali. Con singolare freschezza immaginativa coglie scenari che misurano il ritmo misterioso delle profondità marine e le variazioni dinamiche dell’acqua e dei sub in una sorta di consonanza e armonia. Sembra, in alcuni scatti, avvicinarsi persino al “pittoricismo” o al “pittoresco” (nel significato di connotazioni tecnico-visive specificatamente attinenti al fenomeno della pittura) senza tuttavia che l’elaborato fotografico perda le proprie prerogative fotografiche.

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