Ciriello, amici e big per non dimenticare

Codogno celebra il “suo” fotoreporter

Sbagliato chiamarlo semplicemente lavoro. Piuttosto passione. Quella che “carica la molla” e spinge alla ricerca di scoop in territori ad alto rischio della Terra. A vedere con i propri occhi, senza filtri. Per capire prima e raccontare poi- con la penna, con la macchina fotografica o la telecamera- drammi e storie umane altrimenti sconosciuti. Anche a rischio della propria vita. Nel decennale dell’uccisione avvenuta nel marzo 2002 a Ramallah, l’omaggio al grande fotografo Raffaele Ciriello è stata occasione di rivincita del ruolo dell’inviato di guerra, in questi anni frustrato dalla battaglia tutta casalinga (purtroppo spesso persa) contro tanta parte del giornalismo d’oggi, morbosamente alla ricerca di gossip ed effimero più che di informazione vera. Al vecchio ospedale Soave di Codogno, nell’appuntamento inaugurale del ciclo di iniziative dedicato a Ciriello e intitolato I bambini e la guerra- Cartoline dall’inferno, sabato sono arrivati davvero in tanti. E sono arrivati i big del giornalismo, i colleghi e gli amici giornalisti di Ciriello: gli inviati Fausto Biloslavo e Gian Micalessin («Il Giornale»), Giorgio Fornoni («Report»), il fotoreporter Francesco Cito, Elisabetta Rosaspina («Il Corriere della Sera»), Elisabetta Burba («Panorama», moderatrice dell’incontro). Tra il pubblico, anche Donata Cutuli, sorella di Maria Grazia, inviata del Corriere uccisa in Afghanistan nel 2001, ed Elisabetta Polenghi, sorella di Fabio, il fotoreporter ucciso nel 2010 a Bangkok. Accanto alla moglie di Raffaele, la codognese Paola Navilli, gli interventi di ricordo dei colleghi di Ciriello per due ore hanno aperto vividi squarci su terre martoriate: Sierra Leone, Afghanistan, Irak, Kossovo, Cecenia, Somalia, Pakistan, Palestina. Nei loro racconti, ecco l’adrenalina della “caccia” alla notizia inseguita tra spari e tracciati d’artiglieria, rischi di imboscate e scoppi di bombe. In questi scenari di guerra, la figura di Ciriello è emersa in tutta la sua unicità: grande professionista che amava lavorare in solitudine, dal carattere non facile e scontroso, inseparabile dalla sua macchina fotografica, divorato da quella passione per la verità dei fatti che lo vide abbandonare una carriera da chirurgo plastico impegnato a far belli i ricchi della Terra per raccontare i diseredati della Storia. «Una persona speciale», questo l’unanime ricordo dei colleghi, mentre alle loro spalle occhi grandi, espressioni severe, corpi menomati, sorrisi di speranza risaltavano nei volti e nelle figure dei tanti bambini fotografati da Ciriello reportage dopo reportage, viaggio dopo viaggio. Proprio una selezione delle fotografie di Ciriello dal 29 settembre al 14 ottobre sarà al Soave, sempre all’interno del ciclo di iniziative dedicate al fotoreporter dal Comune di Codogno e dalla Pro Loco, in collaborazione con Provincia e sponsor privati. Accanto al presidente Pro loco Emilio Gnocchi e all’assessore provinciale Mariano Peviani, sabato era presente anche il sindaco Vincenzo Ceretti: «Professioni come quella di Ciriello sono un servizio alla nostra società, prolungano i nostri occhi, squarciano la vigliaccheria del silenzio, permettono di condividere i drammi del mondo».

Luisa Luccini

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