CINEMA Pupi Avati racconta la sua “Quattordicesima domenica”

Il regista bolognese è stato ospite del cinema Troisi a San Donato

Il Cinema Troisi di San Donato Milanese accoglie il maestro del cinema italiano Pupi Avati. Un sabato pomeriggio per incontrare il regista e assistere alla proiezione dell’ultimo suo film nelle sale dal 4 maggio: “La quattordicesima domenica del tempo ordinario”. Un film autobiografico e drammatico «rivolto alle persone sensibili» racconta al pubblico in sala Avati «parla di amore e di malinconia, è rivolto a coloro che stanno aspettando dalla vita qualcosa di straordinario, troverete molto di me attraverso una riflessione profonda ed autentica». Dopo “Dante”, dedicato alla vita del grande poeta, con quest’opera il regista racconta se stesso in modo totalmente sincero e riporta sul grande schermo l’esperienza di un uomo di 84 anni «è una rendicontazione di quello che ho vissuto - prosegue Avati - è la storia di due giovani amici che decidono di formare un gruppo musicale “I Leggenda” attraverso le fasi dell’adolescenza, della maturità ma anche dell’innamoramento della più bella ragazza di Bologna che poi è diventata mia moglie».

La quattordicesima domenica del tempo ordinario del titolo, infatti, si riferisce alla data del suo matrimonio, il 27 giugno 1964, titolo anche della canzone composta dal protagonista nel film. Una storia d’amore ambientata nella Bologna degli anni ’70, il racconto di un’Italia diversa dalla quale però Avati ha ereditato esperienze di vita preziose tali da essere raccontate. «Sono anni in cui il cinema italiano è diventato pessimista, sembra di andare al cinema per autoflagellarsi» afferma e coglie l’occasione attraverso la sua ultima pellicola per parlare di sogni a coloro che sperano ancora che accada nella propria vita qualcosa di straordinario. «Dare gioia è molto più bello che ricevere gioia - racconta Avati - è una scoperta che ho fatto diversi anni fa e vi suggerisco di trovare gli strumenti e i modi per far felice le altre persone perché sarete molto più felici anche voi piuttosto di inseguire questo egoismo diffuso, le telefonate che faccio agli attori sono momenti meravigliosi» afferma Avati che non si allontana da quello che è stato definito dallo scrittore Massimo Gramellini il “Pupiavatismo”: recuperare attori dimenticati o che non hanno studiato recitazione e portarli sul grande schermo. Nel cast per la prima volta la giovane attrice Camilla Ciraolo e Lodo Guenzi, il cantante del gruppo musicale “Lo stato sociale”, ma anche Nick Russo, Gabriele Lavia, Cesare Bocci con il ritorno dopo sette anni di assenza di Edwige Fenech. «Per la prima volta nella sua vita Edwige è stata chiamata ad interpretare un ruolo con uno spessore - conclude Avati - ho riportato sullo schermo le sue capacità perché i ruoli per i quali era diventata celebre erano legati soltanto al fisico e alla bellezza ed infatti veniva doppiata, ma per lei aver ricevuto per la prima volta una telefonata per “recitare” è stato motivo di grande emozione perché credeva di essere stata dimenticata».

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