Celentano imbarazza Sanremo

Il Molleggiato sproloquia in duetto con Pupo

Meno male che ogni tanto prova anche a cantare. Perché nelle sue prediche Celentano ormai è imbarazzante. A maggior ragione quando si mette - come ha fatto ieri sera nel suo atteso quanto arruffato e sconclusionato sermone nella prima serata del festival di Sanremo - nei panni (pardon nella veste) del sacerdote, criticandoli i sacerdoti, perché «non si fanno sentire nelle omelie, tenendo il volume dei microfoni troppo basso» e provando, lui, a fare la predica giusta. Sul palco del festival della “canzonetta”, però. Una predica per gli ultimi («quelli seduti in fondo alle chiese ma anche gli operai arrampicati su una gru perché han perso il lavoro»): per la gente «costretta a vivere fra i guasti delle guerre, dell’economia, dello spread», mentre nessuno - né i preti, né i «giornali dei preti» (Famiglia Cristiana e Avvenire, «che dovrebbero chiudere subito», bontà sua) parlano del Paradiso. Quel Paradiso che è il destino dell’uomo, l’unica salvezza contro i mali del mondo. Evviva. Non bastavano la banalità e la demagogia - anche ieri ammansite a piene mani, complici un altrettanto imbarazzante Pupo e i “poveri” Morandi e Papaleo impegnati a discettare di Costituzione, referendum e politica senza un straccio di cognizione giuridica - ora Celentano fa anche il millenarisista. Spara sui preti, sugli organi di stampa cattolici (manco la più bieca destra religiosa americana), auspicandone la chiusura. Si preoccupa degli operai licenziati dalle ferrovie, ma evidentemente non dei giornalisti, dei poligrafici e di tutti i dipendenti dei media che vorrebbe bandire. Chissà poi perché...

Il Celentano pensiero insomma è snocciolato in tutta la sua trita retorica: un po’ di ambientalismo, tanto millenarismo, luoghi comuni profusi a piene mani. Con l’imbarazzante convinzione, ancora una volta, di nascondere chissà quale verità celata dietro la maschera del “re degli ignoranti“. E in chi lo ascolta, ogni volta di più, la preoccupante sensazione che in effetti no, non c’è molto più di questo triste spettacolo.

Prima del Molleggiato, il festival aveva provato ad aprire nel segno del passato recente. Con Luca e Paolo e con gli Uomini soli diventano i comici, spaesati e a corto di vittime nel dopo Berlusconi e con l’avvio dell’era Monti: questo il testo della parodia del brano dei Pooh, riadattato da Luca e Paolo in apertura del festival di Sanremo. «Ci vedi in televisione con la faccia mogia mogia, facciam battute più tristi di un dossier sulla Cambogia, sperduti senza più vittime vere, ci manca tanto il Cavaliere»... Così è partita la 62esima edizione della kermesse, con i due protagonisti della passata rassegna a passare il testimone, in attesa dell’arrivo di Adriano Celentano, annunciato per la metà della serata. La gara era partita invece con Dolcenera, salita sul palco per prima, seguita da Samuele Bersani, in scena con indosso il frac e ai piedi gli scarpini da calciatore. Per cantare Un pallone, il brano in cui viene citato anche l’asso argentino Lionel Messi. Poi sul palco Noemi, Chiara Civello, Irene Fornaciari. E in mezzo c’è stato anche il tempo per il primo intoppo: dopo il blocco al collo di Ivana Mrazova, al punto da impedire alla 19enne modella ceca di essere tra i protagonisti della prima serata del Festival di Sanremo, si è bloccato anche il sistema di voto della giuria in galleria all’Ariston e così è stato ritardato il giudizio sull’esibizione di Samuele Bersani con il suo brano Un pallone. «Quest’anno succede di tutto...», ha commentato scherzando Morandi. E non aveva ancora visto Celentano.... «C’é un governo tecnico, sarò un conduttore tecnico...», si era invece presentato Rocco Papaleo, con indosso un loden scuro, stile Mario Monti, tra le mani una cartelletta in pelle. Forse stava immaginando una guida tecnica anche per la Rai, dopo ieri sera iniziamo a pensare seriamente che ce ne sia bisogno.

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