Casale, quando l’arte dà i numeri

Pittori e scultori alle prese con la matematica

All’ Itis. “Cesaris” di Casalpusterlengo, all’interno della nona edizione del ciclo “Cesaris per le arti visive” a cura di Amedeo Anelli, si apre domani la mostra Ohibò, la Matematica! con opere di Edgardo Abbozzo, Luigi Bianchini, Francesco Borsotti, Enrico Castellani, Dadamaino, Giovanni d’Agostino, Franco De Bernardi, Fernanda Fedi, Gino Gini.

L’esposizione mette al centro «le interrelazione fra arte e matematica, ordine e disordine, sia a livello mensurale sia simbolico» e come l’intero ciclo, è dedicata alla memoria del professor Giuseppe Cucciati. Per essere il titolo di una mostra d’arte, Ohibò, la Matematica, ha in sé una sollecitazione insolitamente intrigante e impegnativa: didattica, conoscenza scientifica, suggerimenti e verifica di ipotesi teoretiche. Che vi sia rapporto tra matematica e arte, dopo Emmer (La percezione visibile), o anche dopo Arnheim (Arte e percezione visiva) o Gombrich (Il senso dell’ordine), dopo i tanti artisti dei secoli passati - da Lorenzo Ghiberti a Paolo Uccello, a Leonardo Da Vinci, ad Alberto Dürer, per fare dei nomi incontestabili che s’innalzano dall’opera d’arte alla ricerca della “divina proporzione”, o della modernità ( le griglie piane di Mondrian, le maniere diverse di Malevic, le dimensioni ambientali di Balla, l’arte analitica e concettuale di Giulio Paolini, gli omaggi al quadrato di Josef Albers, ecc.), è universalmente noto. Di recente abbiamo ammirato l’installazione di Mario Merz sulla Mole Antonelliana, ma… C’è sempre qualche conto da fare con la nostra “agnosia visiva” di contemporanei, con l’incapacità patologica di afferrare uno schema globale e di concludere che l’insieme è, per esempio, un rettangolo o un quadrato. Non tutti ci sentiremmo a nostro agio a dover osservare il procedimento raccomandato da Leon Battista Alberti nel trattato Della statua: munirsi di un regolo, di un rapportatore e di filo a piombo e seguire un certo procedimento di geometria analitica per determinare la forma di una figura o per verificare se “spazialmente” le distanze dei punti di cui è composta rispettano le coordinate cartesiane. Ci si muove diversamente. L’arte è sezionata da analisti di cucina. Teorizzata come prodotto “da assaggiare” (Francesco Bonanni, Lo potevo fare anch’io). Paragonata alla pasta asciutta, che può essere scotta o cruda, da godersi a seconda dei gusti, oppure lasciata. Invito che in qualche occasione può essere maledettamente serio. Tutto questo spiega perché l’arte contemporanea, non però tutti gli artisti, si è allontanata dai numeri di Leonardo Fibonacci e dalla “sezione aurea” che porta l’attenzione su principi di armonia, per adottare un’altra aura, quella che si vende e si compra. Ritornare alla matematica in d’arte può evitare al pubblico le trappole, riprendere un po’ di conoscenza tutti delle regole che garantiscono l’equilibrio in un quadro, riprendere familiarità con i fattori decisivi, con configurazione, forma, direzione, peso, prospettiva, che in un’opera si determinano vicendevolmente. Com’è presente questa esigenza di lettura in Abbozzo, Bianchini, Borsotti, Castellani, Dadamaino, D’Agostino, De Bernardi, Fedi, Gini ce lo potrà dare solo la mostra una volta inaugurata. La loro storia individuale è di quelle che mescolano piacevolmente teoria, procedimenti, addizioni e sottrazioni, percezione visiva e analisi, spazio e movimento. Naturalmente con caratteristiche tutte personali e diverse, dove i rigori matematici non mancano anche se non arrivano al trattato sulle misure di Albrech Durer.

Le loro opere spesso risultano complesse, come quelle di Abbozzo o di D’Agostino o speciali, come quelle di Castellani, della Dadamaino, hanno declinazioni sapienti in Fernanda Fedi conoscono forme di bricolage intelligente in Gini. La testimonianza del permanere di alcuni rapporti e temi è garantita anche nei lavori di Luigi Bianchini, Francesco Borsotti e Franco De Bernardi, tre lodigiani che hanno ben capito e da tempo le leggi costruttive, di procedimento e configurazione di un’opera.

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Ohibò, la Matematica!

Edgardo Abbozzo, Luigi Bianchini, Francesco Borsotti, Enrico Castellani, Dadamaino, Giovanni d’Agostino, Franco De Bernardi, Fernanda Fedi, Gino Gini Istituto “Cesaris” Casale. Info:0377/84960-84030. Tutti i giorni ore 8-18, sabato ore 8– 14. Domenica chiuso - Da domani al 18 Aprile 2011.

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