Casale apre le orecchie per la musica del “Laudamus”

Si riaffaccia, all’interno di un nutrito cartellone teatrale, anche l’appuntamento con la musica al Teatro Carlo Rossi di Casalpusterlengo. Il prossimo venerdì (alle 21) il pubblico potrà infatti accostarsi al primo di una serie di concerti caratterizzati, come ormai da consolidata tradizione, dalla dichiarata trasversalità rispetto a generi e a linguaggi, il cui momento culminante sarà il gradito ritorno sul palco casalese del grande Franco Cerri, atteso in formazione di trio per il 22 marzo 2016. Nel frattempo, chi vuole si accomodi ad assaporare una serata dedicata ai due imponenti nomi di Johann Sebastian Bach e di Antonio Vivaldi, accostati nel segno di due loro pagine distintive dall’orchestra e coro del “Laudamus”, formazione semi-amatoriale diretta da Andrea Dellavedova. Del compositore di Eisenach sarà proposto il Concerto in la minore BWV 1041, risalente agli anni ’20 del XVIII secolo, quando Bach era maestro di cappella della corte a Köthen e, da direttore della musica da camera del principe Leopold, poteva disporre di un ottimo violinista quale Joseph Spiess. Il tono perentorio ed energico che apre il concerto rivela sin dalle battute iniziali il serrato, rigoroso dialogo che si articolerà lungo i tre movimenti del Concerto tra il solista (non annunciato dal programma di sala) e il tutti; un corpo a corpo dal cui fitto scambio prende vita una fioritura di continui spunti melodici e timbrici, ricchezza che nel Rondò conclusivo trova la sua più alta espressione. Qualche anno prima, più a sud, nella Venezia della Serenissima, Vivaldi, a quel tempo incaricato come «maestro, di strumenti» all’Ospedale della Pietà con l’incarico di insegnare alle “putte” il violino e la viola all’inglese, inizia ad abbozzare i primi schizzi di quella che di là a poco sarà una delle pagine più avvincenti e conosciute del Prete Rosso: il Gloria RV 589 in Re maggiore, scritto per un coro a quattro parti, due soprani, un contralto, oboe, tromba, archi e basso continuo. Il testo è organizzato in 12 sezioni che si alternano in una varietà di forme, di tempi, di ritmi, di tonalità e di organico: brani solistici nello stile dell’aria, strumenti concertanti, cori omofonici, contrappunti. L’opera, straordinario affresco di fede e di rigogliosa strumentalità, si apre con una incalzante e trionfale introduzione orchestrale (che riaffiorerà nella conclusione) su un tema dal sontuoso impatto ritmico, per poi lasciare il passo ad accenti e a modulazioni di sofferto intimismo, a miniature idilliache come quella dal sapore pastorale che caratterizza il Domine Deus Rex Coelestis, dove i soprani si intrecciano alla voce dell’oboe. A suggellare la serata, il fascino della bachiana Aria sulla IV corda, tratta dalla terza Suite BWV 10 68.

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