Camionista di Lodi racconta la sua storia in tv

Anche il 17 maggio, la sveglia di Andrea Ferro è suonata puntuale, come ogni giorno, alle 2.30. Eppure, a fargli compagnia nel suo lavoro di autotrasportatore, c’era un ospite speciale: Marco Berry. Il camionista lodigiano, infatti, è stato il protagonista dell’ultima puntata della trasmissione “Inarrestabili”, in onda stasera alle 23.50 su Rete4, con la conduzione dell’ex illusionista e Iena Berry, che l’ha accompagnato per due giorni, insieme a una troupe che, su un furgone, ha seguito l’autoarticolato di Andrea Ferro nel viaggio da Lodi a Forlì e ritorno, per raccontare il lavoro e la vita di un personaggio “inarrestabile”, sempre in movimento, sempre in cerca di nuove esperienze lavorative.

Andrea Ferro, infatti, ha iniziato giovanissimo a lavorare come panificatore, ma ha sempre sognato di guidare un camion, e così nel 2004 ha deciso di cambiare la sua vita, di acquisire la patente per la guida di mezzi pesanti, e si è messo al volante. Un “padroncino”, che con il suo primo furgone, senza riscaldamento né cuccetta, ha girato tutta l’Europa. Poi il primo mezzo nuovo, quindi anche l’acquisto di un camion frigo, con cui trasporta alimentari e farmaci per l’Italia.

Classe 1983, non gli piace definirsi camionista, preferisce pensare a se stesso come a un imprenditore del volante, un autotrasportatore, e sfidare anche i pregiudizi che talvolta ricadono sulla categoria. «Mi piace la musica jazz, nel poco tempo libero che ho, amo suonare il sassofono» racconta tra le altre cose il giovane Ferro, un ragazzo in maglietta blu, con capelli ben curati e una barba appena accennata che sorride davanti al suo camion Scania, «che ho sognato fin da quando ero bambino».

È stata la Federazione autotrasportatori italiani, cui è iscritto, a contattarlo perché partecipasse al programma in onda questa sera: «Ho vissuto un’esperienza unica. Marco Berry e la troupe mi hanno seguito nel mio lavoro, a casa mia e dei miei genitori, e la cosa che più mi ha stupito è che sono persone normalissime, anche se lavorano nel mondo dello spettacolo».

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