Calvenzano, un gioiello riscoperto

Nelle navate medievali dell’edificio cluniacense

del Sudmilano è stata rappresentata una pièce

tratta da un racconto dell’italo-francese Jean Giono

Trecento persone per scoprire Santa Maria di Calvenzano a Vizzolo Predabissi: la più antica, la più lontana e probabilmente la meno conosciuta fra le sette chiese milanesi scelte per la “Festa della strada delle abbazie” . Oltre le aspettative la partecipazione alla tappa vizzolese della Giornata per la salvaguardia del Creato unita alla scoperta della “Valle dei monaci”, secondo le intenzioni della Provincia di Milano e dell’Arcidiocesi meneghina.

In questo modo anche Vizzolo cattura un’attenzione da parte della città metropolitana, gettando le basi per una formula Expo 2015 di grande interesse. La chiesa cluniacense di Santa Maria, attualmente parrocchia, è stata scelta per l’anteprima della Festa nella serata di sabato. Essendo il primo grande evento “milanese” dopo la pausa di agosto, l’escursione ha attirato sotto queste sacre navate, esistenti più o meno dall’anno 1100, molti partecipanti da zone che usualmente non gravitano troppo sul Sudmilano.

Qualcuno arrivava anche da Monza e Brianza. «Ho sempre saputo che esiste questa chiesa, ma non ho mai trovato il tempo di visitarla», era il commento che correva in molti capannelli di gente.

La basilica - popolarmente chiamata così più per ragioni architettoniche che canoniche - ha ospitato la riduzione musicale e drammatizzata del racconto lungo L’uomo che piantava alberi di una delle più singolari figure letterarie del Novecento: Jean Giono (1895-1970), scrittore e romanziere provenzale di origini piemontesi, autodidatta, figlio di un ciabattino e di una stiratrice. Salvo la spaventosa parentesi della Prima Guerra Mondiale e qualche viaggio a Parigi, Giono è vissuto tutta la vita a Manosque in Alta Provenza. Il classico villaggio della Francia profonda dove per viaggiare bisogna inventarsi una passione, un sogno.

Di ispirazione prevalentemente cristiana ma non esclusivamente tale, ne L’Uomo che piantava alberi (1953) Giono intesse un racconto idilliaco nel quale la figura in parte autobiografica del montanaro Elzéard Bouffier si impegna in un progetto apparentemente folle, in realtà sensatissimo, come quello di riforestare di querce, partendo dalle ghiande, un’intera valle delle Alpi del Delfinato. Alla fine abiteranno in undicimila sotto quegli alberi.

A Vizzolo la pièce è stata reinterpretata con misura dall’ensemble EquiVoci Musicali di Milano, utilizzando solo una voce narrante femminile, una danzatrice e un quartetto d’archi con piano. Alla suggestiva serata ha portato i saluti il presidente provinciale Guido Podestà, presente l’assessore al turismo Stefano Bolognini. L’associazione culturale In agro Calventiano (www.inagrocalventiano.it) ha organizzato visite continue al priorato-parrocchia.

Emanuele Dolcini

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