Caccamo e un tour “da esaurito”: «Il segreto? La gente vuole divertirsi»

Sale piene in giro per l’Italia per il comico lodigiano che giovedì sarà in scena a Firenze e venerdì a Torino

Tutto esaurito ovunque. Non solo nel teatro di “casa” a Lodi (due sold out nel giro di un mese), ma anche in piazze più grandi ed esigenti. Filippo Caccamo continua a mietere successi in tutta Italia grazie alla sua comicità travolgente e alle sue “maschere” irresistibili che prendono spunto dalla realtà che osserva ogni giorno. L’ingresso nel mondo della scuola, nei panni di docente di lettere, gli ha permesso di cambiare prospettiva e “bersagli”: e così, dopo aver scandagliato per anni vizi, virtù, gioie (poche) e dolori (molti) degli studenti universitari, ha iniziato a indagare umori, tic e frustrazioni di chi sta dietro alla cattedra. La scuola rappresenta un incredibile “catalogo” umano e un osservatore acutissimo come Caccamo ne ha subito “approfittato” inventando nuovi ed esilaranti sketch e personaggi che dal web sono stati trasferiti sul palco, inseriti nel copione del nuovo spettacolo “Tel chi Filippo!”. Un titolo lodigianissimo (e che prende spunto da quello della fortunata rubrica che ogni sabato tiene sul “Cittadino”) ma che ha conquistato il pubblico di tutto lo Stivale: la tournée ha fatto tappa mercoledì sera a Bologna al Teatro Tag, mentre giovedì e venerdì proseguirà tra Firenze (Teatro di Rifredi) e Torino (Teatro Cardinal Massaia).

Inutile cercare biglietti: le tre date sono già esaurite. «Come mi spiego questo successo? È un insieme di cose: innanzitutto vedo che c’è tanta voglia di divertirsi, dopo due anni di pandemia la gente ha bisogno di tornare a incontrarsi e a partecipare attivamente – racconta Filippo, che nel corso dell’estate tornerà a esibirsi anche nel Lodigiano -. Ho avuto la fortuna di trovare la chiave giusta per dare voce agli insegnanti: questo mondo aveva bisogno di essere rappresentato. I problemi della scuola sono uguali ovunque, da Lodi a Firenze». Caccamo si ispira direttamente ai colleghi (che lo adorano) e a ciò che vede quotidianamente nelle aule della scuola media “Ada Negri” di Lodi dove insegna: collegi docenti infiniti, pratiche burocratiche incomprensibili, il “gap” generazionale con i ragazzi, reso ancora più marcato dalla pandemia. «Ho mandato una lettera ai miei studenti per la fine dell’anno scolastico in cui esprimo la mia gratitudine nei loro confronti per quanto mi hanno dato. In questi mesi ho capito quanto i vari lockdown e restrizioni abbiano inciso sulle loro vite. I ragazzi hanno bisogno di risposte, hanno bisogno di un punto di riferimento che sia in grado di ascoltarli. Non sempre, purtroppo, siamo capaci di intercettare le loro necessità: credo che il compito di un insegnante sia proprio quello di mettersi in ascolto». Grazie al loro “prof”, tanti studenti hanno anche scoperto il teatro: «Uno degli aspetti più interessanti di questo nuovo ciclo è il pubblico: non ci sono più solo universitari, in platea viene gente di tutte le età. Avevo paura di cambiare, invece ho scoperto che ogni fase della vita può offrire sempre nuovi spunti».

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