Brooklyn nine nine

SIAMO SERIAL: una commedia divertente che gioca in maniera intelligente con gli stereotipi del genere poliziesco

Difficile che una commedia venga ambientata tra le mura di una stazione di polizia. Difficile negli States, figurarsi in Italia. Eppure, una serie tv a stelle e strisce di questo tipo c’è e si è aggiudicata persino due Golden Globe: “Brooklyn Nine-Nine”. Vi basterà pensare ai titoli di successo degli ultimi anni (“CSI”, “Law&Order”, “Criminal Minds” solo per citarne alcuni) per rendervi conto che tra poliziotti, agenti della Cia e dell’Fbi... non si ride, anzi, suspence e omicidi efferati sono al centro dell’attenzione. È anche per questo motivo che “Brooklyn Nine-Nine” ha avuto un enorme successo negli Stati Uniti, soprattutto le prime stagioni, diventando un vero e proprio “cult”. La firma (riconoscibile) è quella di Michael Schur, autore di titoli di successo, come “The Office”, “Parks and Recreation” e “The Good Place”.

Le avventure degli agenti si svolgono nel 99esimo distretto a New York, un luogo inventato; il protagonista è Jacob “Jake” Peralta, un ruolo che ha fatto vincere ad Andy Samberg il premio come miglior attore in una serie commedia. Giovane e brillante, Peralta ha decisamente un problema: la sindrome di Peter Pan, si comporta sempre come se fosse un adolescente, si potrebbe descrivere come una sorta di “cugino” alla lontana di quel Mahoney protagonista di Scuola di polizia. Ciò che è evidente, però, è che in “Brooklyn Nine-Nine” è l’intero cast che funziona, a partire dal nuovo e severo capitano Raymond Holt (Andre Braugher e una sfilza di film alle spalle, “Schegge di paura”, “Bus in viaggio”, “City of Angels - La città degli angel”): afroamericano e omosessuale, noto sia per la sua professionalità che intransigenza, oltre che per il suo impegno contro le discriminazioni, cercherà di insegnare a Peralta che cos’è il rispetto delle regole. Una “chicca” è l’interpretazione della segretaria del capitano, Gina Linetti, una divertente Chelsea Peretti, nella realtà amica d’infanzia di Samberg.

La squadra di “Brooklin Nine-Nine” è descritta in modo schietto, senza fronzoli e senza rinunciare mai allo humor, rivelandosi molto più che un team di colleghi e assomigliando il più delle volte a una famiglia. Lo stesso capitano Holt, nel susseguirsi delle puntate, mostrerà sempre di più il suo ruolo paterno nei confronti dei sottoposti. La sit-com è caratterizzata da una pioggia di battute e scherzi - anche politicamente scorrette - che riguardano temi complessi come la razza e la sessualità. Ma a distinguersi è sempre il giusto mix di follia, assurdità e sensibilità che contraddistingue il testo e i personaggi.

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