“Black Space”

SIAMO SERIAL: un poliziesco israeliano ad alta tensione

“Black Space”, spazio nero. Come la rete, quando diventa il nascondiglio perfetto per seppellire - quasi fosse una buca - la malvagità di cui siamo capaci. Come il buio dentro di noi, quando l’ansia e la paura prendono il sopravvento. “Black Space” è una serie tv Netflix ben scritta e con un ritmo coinvolgente, si può guardare solo in lingua originale (l’ebraico) con i sottotitoli in italiano. All’interno di una scuola superiore di Israele è avvenuto un vero e proprio massacro di innocenti: quattro assassini, con il volto coperto da maschere raffiguranti unicorni, entrano nel liceo e sparano all’impazzata contro gli studenti, dileguandosi nel nulla. L’indagine è affidata a Rami Davidi, un poliziotto decisamente “ruvido” e con un passato problematico, pronto a qualsiasi cosa pur di far luce sull’accaduto.

I sospetti sono quasi subito rivolti agli studenti. Il liceo solo apparentemente si rivela un luogo sicuro, in realtà è una specie di giungla dove solo i più forti sopravvivono. Pregiudizi, bullismo, piccole e grandi cattiverie descrivono la vita dei giovani protagonisti, i quali sembrano sempre allo stesso tempo colpevoli e innocenti. I liceali si dividono spesso in gruppi, per poi rendersi conto di essere in fondo soli con i loro incubi. Pesante il divario tra i benestanti con villa e piscina e gli inquilini delle case popolari. La tragedia avviene in una città israeliana, ma potrebbe essere una qualsiasi periferia americana. Israele è presente sullo sfondo solo per alcuni dettagli: le bandiere fuori dal liceo, i primi sospetti nei confronti di alcuni palestinesi, il riferimento alla violenza della polizia e all’obbligo di leva nell’esercito.

Sul palcoscenico principale ci sono i ragazzi e le ragazze con i loro drammi, ma “Black Space” non fa sconti nemmeno agli adulti, tutti quelli mostrati nella serie tv si rivelano in realtà inadeguati. Pieni di problemi, di insicurezze, al pari dei figli adolescenti. Incolmabile la distanza che li separa dai giovani: non li conoscono e non li comprendono, di fronte al massacro avvenuto a scuola sembrano aprire per la prima volta gli occhi di fronte al mondo dei liceali. Nemmeno il detective, alla fine, viene assolto. Il thriller procede con numerosi colpi di scena, un poliziesco senza fronzoli ed efficace.

Per restare in tema di sparatorie nelle scuole e drammi adolescenziali, c’è una serie tv svedese che gli appassionati di crime non devono farsi sfuggire. Si tratta di “Quicksand” (“Störst av allt”), basata sul libro “Sabbie mobili” di Malin Persson Giolito, e trasmessa da Netflix. Dopo un conflitto a fuoco in una scuola nel quartiere più ricco di Stoccolma, Djursholm, una normale studentessa del liceo, Maja Norberg, si trova sotto processo per omicidio.

© RIPRODUZIONE RISERVATA