Bancopoli, Fiorani e tre vite distrutte

Ilaria Rossetti ha presentato il suo nuovo romanzo

Tre sopravvissuti, tre personaggi che convivono con il peso di una perdita, con il dolore che non si fa rassegnazione. E poi l’indignazione, il senso di ingiustizia che diventa voglia di vendetta, l’incapacità di cogliere il senso di quello che si ha intorno mentre i colpevoli diventano quasi eroi, «modelli di imitare».

È questa la Happy Italy di Ilaria Rossetti, giovane talento lodigiano della penna, 24 anni appena, protagonista domenica sera del secondo appuntamento delle Conversazioni d’autore, organizzata da Comune di Lodi e Libreria Sommaruga. Teatro dell’incontro, il centro di partecipazione giovanile gestito dall’associazione culturale Clam, scelto per sostituire la tradizionale Sala Rivolta delle Vigne proprio per la giovane età dell’autrice, che ha già all’attivo un primo romanzo (Tu che ne andrai ovunque, pubblicato sempre per Giulio Perrone Editore, 2009) e la vittoria del Premio Campiello Giovani nel 2007. Gremita di pubblico la sala di via Fascetti, interessato da un lavoro che intreccia cronaca e finzione intorno alla vita di tre persone, legate indissolubilmente da un unico fatto: la “Bancopoli” che travolse il Lodigiano quando a capo della Banca Popolare di Lodi c’era Giampiero Fiorani e la città del Barbarossa salì agli onori delle cronache nazionali per la fallita scalata ad Antonveneta. E a cui Ilaria Rossetti lega i suoi personaggi: la 19enne Virginia, orfana di madre da poco perché uccisa mentre tenta con una rapina in banca di riprendersi quel che la Popolare le ha tolto; la nonna Alice, che coltiva, nel suo giardino di Moneglia, oltre ai tentativi di superare il lutto con la scrittura, anche una vendetta «armata» contro quello che viene visto come l’unico responsabile, ovvero Fiorani; Ettore Palazzi, che ha perso un fratello, morto suicida dopo quello scandalo, e che riserva tutte le sue energie al suo libro sull’Italia berlusconiana, coinvolto a sua volta nel complotto omicida contro il lodigiano Fiorani. «All’epoca ero al liceo, ma ricordo che provai una certa insoddisfazione e una certa vergogna per come si era parlato in città di quei fatti - ha ricordato l’autrice - : è uno dei motivi per cui ho deciso di scegliere questo fatto come spunto per il romanzo. Volevo che si tornasse a parlare di quello che è accaduto e ho scelto di farne una chiave per raccontare un paese intero». In cui, per esempio, un fotografo di balene che viene dell’Ecuador, costretto a scappare dal suo Paese, deve fare l’uomo delle pulizie in una stazione ferroviaria. Lo stesso lavoro scelto da Virginia, che ha bisogno di affondare le mani e il volto in qualcosa di reale in cui ritrovare il senso. «Ha appena perso la madre in modo drammatico, è disillusa e sconfortata - spiega la scrittrice, solleticata dalle domande della giovane Samantha Lucchi del Clam - : ha un estremo bisogno di fare qualcosa di concreto e lo dimostra anche il fatto che la sua passione sono i manuali di istruzioni per l’uso, di qualsiasi genere». Una sorta di codice per interpretare la realtà. «Per Virginia non esiste al di là, ha bisogno di attaccarsi alle cose, è il suo modo per affrontare la perdita - aggiunge la scrittrice soffermandosi sul tema del lutto - : si attacca ai calzini, ai cd, alle magliette, mentre la nonna dopo aver provato con una psicologa scopre nella scrittura una forma di restituzione. Ettore invece non lo affronta direttamente il dolore, lo scavalca, buttando tutte le sue energie in questo libro su Berlusconi che, nonostante, i suoi propositi, alla fine non farà che celebrare il sistema di cui è rimasto vittima egli stesso». E di cui la vicenda di Fiorani e dei “furbetti del quartierino” ne è un esempio. «Non importa se hanno infranto la legge, se hanno fatto male ad altri - spiega ancora Ilaria - , spesso questi personaggi, come Fiorani nel 2010, quando è stato scritto il romanzo, finiscono per diventare quasi dei modelli, degli eroi perché impuniti. E non è solo un problema giudiziario, ma di atteggiamento: diventano il prototipo di chi ce l’ha fatta». Ma le “colpe”, nel libro, che in un intervento dal pubblico è stato definito un «atto di coraggio» in questa città, non stanno tutte da una sola parte. «Da una parte ci sono i “furbetti”, ma dall’altra ci sono i cittadini che non preferiscono non rendersi conto di quel che accade - ha aggiunto - : la svolta, per noi giovani, è parlarne, scriverne, non ignorare mai i fatti, qualsiasi cosa succeda. Temo sia l’unica soluzione per chi vuole essere una persona onesta».

Rossella Mungiello

Ilaria Rossetti, giovane talento lodigiano della penna, 24 anni appena, è stata protagonista domenica, con il suo nuovo romanzo, del secondo appuntamento delle Conversazioni d’autore

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