Avventure quotidiane sui binari e momenti di poesia

EL PAGINON Se incontri un “maranzino” che offre una rosa...

Lodi

Forse non tutti sanno che il cantiere della stazione di Lodi è una delle opere più complesse e importanti che il nostro governo sta finanziando con i fondi del Pnrr (al 7º posto come entità di investimento). I lavori sono iniziati quasi due anni fa e non sono ancora terminati, ma l’importanza del manufatto non consente accelerazioni dei tempi che potrebbero comprometterne la perfetta agibilità.

Infatti, con la sua vista mozzafiato sul cinema Fanfulla e sull’hamburgheria sorta sul sito storico di un’antica bocciofila, questo scalo ferroviario diventerà uno dei più prestigiosi in vista delle Olimpiadi del 2026 e oltre. La data dell’inaugurazione non è ancora fissata, ma dovrebbero intervenire il vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini, Elon Musk, uno fra Marina o Piersilvio Berlusconi e Max Pezzali. E sarà finalmente la consacrazione di Lodi come capitale morale di Trenordlandia.

Nel frattempo, il cantiere infinito sui binari della stazione costringe ogni giorno migliaia di pendolari a salire e scendere le scale con una lentezza snervante. Stamattina davanti a me ci sono un maranzino con giubbotto da maranzino di fianco a una biondina acqua e sapone. Lui con la siga spenta fra le dita è in vaga postura di approccio, lei gli sorride guardando di lato. Saliamo verso il binario e rallentiamo ulteriormente: in cima c’è il maledetto venditore di fiori con la sua maledetta biciclettona con cestone, che pretende di scendere la scala contro la montante marea umana. Il rancore sale amaro dentro me, ma mentre termina nelle recchie un pezzo deragliante delle Shonen Knife, in quei due secondi di silenzio prima del pezzo seguente, proprio quando stiamo per incrociare il maledetto cestone di fiori che blocca la scala, sento il maranzino che dice:

Vuoi una rosa?

Nei lunghi mesi invernali, il pendolare lodigiano ha vissuto l’ulteriore disagio del dimezzamento dei binari 2 e soprattutto 3, quello su cui arriva la quasi totalità dei diretti per Milano. I poveri macchinisti che devono fermare il treno non possono rischiare di trovarsi con le carrozze di coda bloccate dal cantiere; per cui vanno avanti, avanti, AVANTI e cercano di approssimare per eccesso le distanze.

Rarissimi sono i casi di virtuosismo, in cui l’ultima carrozza di coda si trova esattamente davanti alla scala del binario. Molto più frequenti i pavidi estremi, che per essere proprio sicuri sicuri non frenano finché non scorgono, fra le ultime nebbie che si alzano dai campi, il calore delle prime luci di Tavazzano.

L’articolo è stato pubblicato sull’ultimo numero del nostro inserto di cultura e varia umanità «El Paginon»

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